Ucraina: tra due fuochi

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Anarchici nella regione parlano della minaccia incombente della guerra

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Con la speranza di fornire informazioni cruciali sulle tensioni in corso tra Russia, Ucraina, Stati Uniti e altri membri della North Atlantic Treaty Organization (NATO), presentiamo qui la trascrizione di un’eccellente intervista con un* anarchic* in Ucraina, seguita da un altro punto di vista fornito da un* anarchic* ucrain* di Luganks che è ora a Kiev. Stiamo aspettando un altro testo da un gruppo di anarchici ucraini, che speriamo di pubblicare a breve.


Come possiamo capire il conflitto che si sta svolgendo presso le truppe Russe che sono ora ammassate al confine ucraino? È possibile che sia solo un’esibizione da entrambe le parti con lo scopo di assicurarsi un vantaggio e destabilizzare l’opposizione?

Sfortunatamente, nell’odierno contesto globale caratterizzato dalla volatilità, anche i più esperti giocatori di geopolitica potrebbero infilarsi in una grande battaglia finale pianificando solo di mostrare la cresta per poi ritrovarsi a non capire cosa sta succedendo. Forse tutto ciò che sta accadendo è “politica del rischio calcolato”, ma potrebbe comunque portare alla guerra. Il mese passato ha visto le truppe russe schierate in Kazakistan e Bielorussia, assicurando il ruolo di Putin come garante delle dittature e indicando l’estenzione delle sue ambizioni, senza considerare l’equilibro precario di potere su tutta l’intera regione. Anche gli Stati Uniti stanno ora spiegando le truppe nell’Europa dell’Est, facendo salire la tensione per perseguire le loro ambizioni imperialiste. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che ha iniziato il 2021 andando all’offensiva contro gli alleati di Putin, ha recentemento chiesto all’amministrazione Biden di diminuire le sue predizioni nefaste; ciò non vuol dire che la minaccia della guerra non sia reale ma anzi che Zelensky deve ancora tenere d’occhio l’economia ucraina, che la guerra incomba per settimane, mesi o anni.

La prospettiva di un’invasione russa pone una questione spinosa per gli anarchici. Come possiamo opporci all’aggressione militare russa senza finire per assecondare i programmi degli Stati Uniti e altri governi? Come possiamo continuare ad opporci ai capitalisti ucraini e ai fascisti senza aiutare il governo russo a creare una narrativa che giustifichi l’intervento diretto o indiretto? Come possiamo dare la priorità sia alle vite che alla libertà delle persone ordinarie in Ucraina che nei paesi vicini?

E se la guerra non fosse il solo pericolo qui? Come possiamo evitare di ridurre i nostri movimenti a sussidiari di forze stataliste senza diventare irrilevanti in un periodo di conflitto crescente? Come possiamo continuare a organizzarci contro tutte le forme di oppressione anche in mezzo alla guerra, senza adottare la stessa logica degli eserciti statali?


Questa non è la prima volta che gli eventi in Ucraina hanno portato con sé domande difficili. Nel 2014, durante l’occupazione di Maidan1 che alla fine ha rovesciato il governo di Viktor Yanukovych, i nazionalisti e i fascisti hanno guadagnato potere all’interno del movimento. Come un testimone scrisse:

“I movimenti anarchici e di sinistra ucraini nel complesso si sono ritrovati tra due fuochi. Se la protesta di Maidan vince… è già possibile predire il rafforzarsi ed emergere di una organizzazione di ultra destra focalizzata nell’uso diviolenza e terrore contro gli opponenti politici. Se vince Yanukovych allora avremo un’ondata della peggior repressione che colpirà indiscriminatamente tutti coloro che sono sleali alle autorità.”

-Lviv, 19-21 Febbraio 2014

Questa intervista di quei giorni descrive la situazione. È importante enfatizzare che niente era inevitabile: un movimento anarchico più vitale avrebbe potuto portare a risultati diversi a Kiev, così come avvenne a Charkiv.

A quel tempo descrivemmo l’ascesa dei fascisti nelle proteste di Maidan come “un contrattacco reazionario nel cuore dei movimenti sociali”:

Questo potrebbe essere un segno di peggior cose a venire; immaginiamo un futuro di fascismi rivali in cui la possibilità di una lotta per una reale liberazione diviene completamente invisibile.

Oggi siamo otto anni in avanti nel futuro rispetto ad allora. Le tragedie in Ucraina, dal 2014 e attraverso l’insurrezione sostenuta dalla Russia nelle regioni del Donetsk e Luganks fino ad oggi, mostrano le conseguenze catastrofiche della debolezza dei movimenti antiautoritari in Russia, Ucraina e Stati Uniti.

In questo contesto, vediamo che gli stati da ogni lato del conflitto cercano di scomodare discorsi di antifascismo e antimperlialismo per arruolare volontari e delegittimizzare i loro avversari. Sia fascisti che (persone che si considerano) antifascisti hanno già combattuto per anni su entrambi gli schieramenti del conflitto tra Russia e Ucraina, mentre i sostenitori delle diverse fazioni descrivevano gli altri come imperialisti. Mentre ci addentriamo sempre di più nel 21emo secolo, è probabile che vedremo un aumento delle lotte armate che cercheranno di arruolare anarchici e altri antifascisti e antimperialisti. Noi non dovremmo né renderci irrilevanti rimanendo ai margini di tutti i conflitti, né lasciare che il senso di urgenza ci spinga a prendere decisioni sbagliate che pagheremmo care. Allo stesso modo, se ci permettiamo di non prendere posizione, basandoci sul fatto che la situazione è complicata e che non ci sono brave persone su entrambi i lati, condivideremo la responsabilità dei massacri che seguiranno.

Prima di presentare il punto di vista dell’Ucraina, torneremo sopra alcune delle proposte sul tema di come gli anarchici potrebbero prendere parte a tali lotte.

Tempi più semplici: anarchici a Kiev il primo maggio del 2013.


In questo testo, “Perché dovremmo sostenere l’Ucraina?,” Antti Rautiainen, un anarchico finlandese che ha passato molti anni in Russia, argomenta che la priorità è di opporsi alla guerra di conquista russa:

Il risultato dei primi 30 anni di “democrazia” in Ucraina è, per usare un eufemismo, poco convincente. L’economia e i media sono nelle mani di oligarchi rivali, la corruzione è a livelli impressionanti, lo sviluppo economico arranca dietro molti paesi africani e in più il Paese è diventato il punto di riferimento del movimento neonazista nel mondo. E tutti questi problemi sono generati dal Paese stesso, non sono il risultato degli intrighi del Cremlino.

Eppure l’alternativa è addirittura peggiore.

Il governo di Putin rappresenta il KGB senza socialismo. Come abbiamo già documentato, i sottoposti di Putin, per sopprimere il dissenso, usano regolarmente sia la tortura che casi di cospirazione inventati insieme alla violenza vecchia scuola della polizia. Secondo Antti, “Putin non è il gendarme dell’Europa, ma il gendarme di tutto il mondo”, dalla Siria al Myanmar, ovunque un dittatore torturi e uccida migliaia di persone del proprio popolo, Putin è là per supportarlo.

Antti polemizza, contrariamente all’anarchico intervistato in seguito, che nell’evento di un’invasione russa, gli anarchici dovrebbero supportare i militari ucraini e, nell’evento di un’occupazione russa, dovrebbero essere preparati a cooperare direttamente con un’organizzazione di resistenza statalista, se ne esistesse una così potente.

Ciò fa insorgere una moltitudine di domande difficili. Gli anarchici sono in una posizione in cui possono offrire un’assistenza utile a un esercito statale? Se sono in grado, dovrebbero farlo? Come possono supportare l’esercito ucraino senza quindi renderlo più pericoloso verso i movimenti sociali e le minoranze dentro l’Ucraina, senza menzionare la legittimazione battaglione Azov, notoriamente fascista? Uno dei principi della guerra su tre lati è che non si deve rafforzare un avversario per sconfiggerne un altro. Questo è dimostrato dalle sventure degli anarchici in Ucraina un secolo fa, che diedero la priorità a sconfiggere la reazionaria Armata Bianca solo per essere traditi e assassinati dall’Armata Rossa di Trotsky.

Allo stesso modo, se gli anarchici dovessero lavorare insieme a gruppi statalisti, come è già accaduto in Rojava e altrove, ciò renderebbe ancora più importante l’articolare di una critica al potere di stato e sviluppare un quadro della situazione comprensivo di tutte le sfumature attraverso cui valutare i risultati di tali esperimenti.

L’alternativa migliore al militarismo sarebbe il costruire un movimento internazionale che riuscisse a neutralizzare le forze militari di tutte le nazioni. Abbiamo visto comprensibili esternazioni di cinismo da parte di ucraini radicali riguardo la probabilità che i russi ordinari facciano qualcosa per impedire gli sforzi bellici di Putin. Questo fa tornare in mente la rivolta del 2019 a Hong Kong, che alcuni partecipanti inquadrarono in un’ottica etnica. In effetti, l’unica cosa che potrebbe salvare Hong Kong dalla dominazione del governo cinese sarebbe un potente movimento rivoluzionario dall’interno della Cina vera e propria.

Considerando che la Russia è stata in grado di stabilire un appiglio per i propri programmi dentro la regione del Donbas in Ucraina in parte a causa delle tensioni tra l’identità ucraina e russa, il sentimento anti-russo non farà che giovare a Putin. Qualsiasi cosa che polarizzi contro il popolo russo, la sua lingua o cultura faciliterà gli sforzi dello stato russo di creare una piccola repubblica separatista. Allo stesso modo, guardando alla storia del nazionalismo, possiamo vedere che qualsiasi resistenza all’aggressione militare russa che rende più profondo il nazionalismo ucraino non farà che pavimentare la strada per futuri spargimenti di sangue.

Una piccola protesta a Kiev nel 2018 contro l’invasione turca di Afrin. Come abbiamo già spiegato, gli anarchici si possono opporre alle invasioni militari senza appoggiare altri programmi di stato.

Per quanto riguarda la prospettiva di una guerra, gli anarchici della Bielorussia hanno spiegato alcuni dei suoi tanti lati negativi:

“Gli anarchici non sono mai stati a favore delle guerre perché esse distraggono la popolazione dai problemi reali che ci circondano costantemente. Invece di lottare per la libertà, la poplazione inizia a discutere i successi dell’avanzamento sulla linea del fronte. Al posto della della solidarietà internazionale si affaccia il nazionalismo, che trasforma fratelli, sorelle e compagn* in nemici mortali. Non c’è niente di progressista nella guerra. La guerra è il trionfo di un’ideologia misantropica di potere. Oggi, come sempre, la guerra è un affare per i governanti, peccato che siano le persone ordinarie a morirne. In una trance patriottica o semplicemente per i soldi.”

-“Se solo non ci fosse la guerra

Eppure il movimento anarchico globale non è in una posizione di offrire alla gente in Ucraina un’alternativa infallibile alla guerra. Così come la rivolta in Kazakistan fu alla fin fine schiacciata da una forza brutale, quasi tutte le rivolte nel mondo dal 2019 hanno fallito nel loro intento di rovesciare i governi a cui si ribellavano. Siamo in un tempo di repressione globale interconnessa e dobbiamo ancora risolvere i problemi fondamentali che ciò pone. La sanguinosa guerra civile che si è protratta in Siria (parzialmente come una conseguenza del supporto di Putin per Assad) offre un esempio di come potrebbero apparire molte parti del mondo se le rivoluzioni continuano a fallire e le guerre civili emergessero al loro posto. Potremmo non essere in grado di prevenire le future guerre ma tocca comunque a noi cercare di capire come continuare a perseguire il cambiamento rivoluzionario in mezzo ad esse.

È degno di nota, incidentalmente, che almeno un anarchico ucraino, un giornalista della rivista Assembly di Charkov, non sembra essere particolarmente preoccupato di un’invasione russa dell’Ucraina, considerandola un’invenzione esagerata dei media occidentali. Speriamo che questa persona abbia ragione, anche se abbiano notato che anche i media russi e bielorussi stanno pubblicando storie drammatiche riguardanti un conflitto incombente in Ucraina.

Per finire, ci piacerebbe attirare l’attenzione su questo comunicato diramato dopo un’azione in Svezia, che esprime solidarietà con i ribelli in Kazakistan colpendo un trailer appartenente alla Shell Corporation con lo scopo di richiamare l’attenzione sulla complicità delle compagnie petrolifere occidentali nello spargimento di sangue in Kazakistan e in altri posti minacciati dalla Russia. Anche se le azioni clandestine non possono sostituire i movimenti potenti, l’azione è riuscita mirabilmente a mostrare il mondo in cui l’autocrazia russa è interconessa con i capitalisti occidentali:

Le baionette russe hanno difeso il trono del vassallo di Putin, Tokayev. Ma non solo lui. Basta guardare alla produzione di petrolio, uno dei settori principali dell’economia kazaka. Le multinazionali occidentali hanno enormi interessi nel settore petrolifero del Paese. Se i ribelli avessero vinto, la proprietà di queste aziende sarebbe potuta essere espropriata dal popolo. L’intervento russo e la soppressione della rivolta ha procurato una “stabilità” insaguinata non solo per il regime degli oligarchi, ma anche per i capitalisti occidentali parassiti delle risorse naturali del Kazakistan.

Una delle società occidentali attive in Kazakistan è la Shell britannica-olandese. Così, nell’area di Karachaganak, una delle tre più grandi del Paese, la quota che detiene è circa del 30%; e questi non sono gli unici asset della società in Kazakistan. Non sorprende affatto che il regime russo abbia inviato truppe per proteggere la ricchezza dei proprietari della Shell. Shell ha investito nella costruzione del gasdotto Nord Stream 2 e ha costantemente esercitato pressioni per proteggere gli interessi del regime russo nella politica europea. (…)

La teoria e la pratica che uniscono la resistenza contro dittature, capitalismo, guerre imperialiste e distruzione della natura in un’unica grande lotta è l’anarchismo. Il raggiungimento della vera libertà da ogni forma di oppressione avverrà sotto la bandiera nera dell’anarchia.

Ora lo stato russo potrebbe scatenare un’altra guerra imperialista. Vogliamo fare appello ai soldati russi: siete mandati a uccidere e a morire per gli interessi dei governanti avidi e crudeli e per quelli dei ricchi. Se scoppia una guerra, disertate con le vostre armi, disarmate gli ufficiali, unitevi al movimento rivoluzionario.


Intervista: “Gli anarchici e la guerra in Ucraina”

Questa intervista è stata realizzata da un anarchico bielorusso che attualmente vive all’estero, insieme a un attivista anarchico coinvolto in diverse lotte in Ucraina. La versione audio è reperibile su Elephant in the Room.

Già da diverse settimane le forze russe si stanno radunando al confine ucraino, con la possibilità di un’invasione. Ci siamo messi in contatto con un compagno che può spiegarci un po’ di più cosa sta succedendo lì e cosa dobbiamo aspettarci.

Oggi abbiamo un compagno e amico, Ilya, un attivista anarchico che attualmente risiede in Ucraina. Ciao, Ilya.

Ciao, Ciao.

Grazie mille per aver accettato questa intervista. Oggi parleremo tanto e di vari argomenti. Penso che per molte persone ciò che sta accadendo in Ucraina sia davvero fonte di confusione e credo che ci siano molti malintesi e molta propaganda da entrambe le parti. Prima di passare alla storia dell’attuale possibilità di un’invasione, vorrei parlare della posizione dell’Ucraina in epoca post-sovietica. Com’era situata politicamente dopo il crollo dell’Unione Sovietica e perché è stato così importante per le élite russe mantenere l’influenza ed esercitare il controllo sugli avvenimenti politici in Ucraina?

Prima di tutto grazie di avermi invitato.

Riguardo la poisizione dell’Ucraina dopo il collasso dell’Unione Sovietica, direi che è stata abbastanza turbolenta. Ha attraversato diverse fasi. Sotto il presidente [Leonid] Kuchma e per la maggior parte degli anni ‘90, è stato uno stato diviso tra diversi gruppi oligarchici in competizione su differenti sfere di potere. (In un certo senso, questa condizione esiste ancora oggi). Ma è anche importante notare che in tale periodo, negli anni ‘90, la politica dello stato russo era molto diversa da quella attuale. Sotto la presidenza Eltsin, almeno per quanto posso stimare, non è stata una politica particolarmente imperialista. Naturalmente, c’è stata un’interazione molto stretta tra i due governi, sia negli affari che tra le autorità statali di Russia e Ucraina. Ma non c’era l’aspettativa che l’Ucraina dovesse essere subordinata alla Russia, anche se esistevano già molti legami economici e interdipendenze tra loro all’interno dell’Unione Sovietica, legami che hanno continuato a esistere dopo il crollo.

La situazione è cambiata quando Kuchma ha lasciato la presidenza ed è emersa una competizione tra i presidenti [ucraini] [Viktor] Yanukovich e [Viktor] Yushchenko. Viktor Yushchenko rappresentava una prospettiva più orientata verso l’Occidente e la nazione. Questo conflitto ha raggiunto il culmine durante le prime proteste di Maidan1 nel 2004, direi. Yushchenko vinse e per questo motivo la corrente politica prevalente in Ucraina ha compreso per un po’ un indirizzo politico più filo-occidentale e un percorso di allontanamento dalla Russia. Nel 2008, quando è scoppiata la guerra in Georgia (nell’Ossezia meridionale), l’Ucraina si è schierata con decisione più con la parte georgiana di quel conflitto, anche se solo politicamente e non militarmente.

Bisogna capire che all’interno dell’Ucraina ci sono tanti gruppi culturali differenti, gruppi di interessse politico ed economico e gruppi con differenti tendenze ideologiche. Non sono tutti uguali tra loro. È un mosaico complesso e stratificato, che produce molta confusione e molte correnti politiche e prospettive diverse. A volte non sono facili da seguire nemmeno dall’interno dell’Ucraina.

Anche se Yushchenko ha vinto per un certo periodo, si è delineato un conflitto, per esempio, tra i gruppi della popolazione più filo-occidentali e anti-russi, da una parte, e dall’altra i gruppi più filo-russi, o, dovrei dire, gruppi con una mentalità post-sovietica o sovietica. E questo conflitto era in atto anche tra i gruppi politici che promuovevano una tendenza più occidentale e quelli, come alcuni clan oligarchici e clan mafiosi, che erano più aperti a interagire con la Russia e con le autorità russe. È importante capire che in Ucraina c’è molta corruzione; un sacco di affari loschi si sono svolti a porte chiuse per tutto il tempo. Le dichiarazioni ufficiali degli enti locali non corrispondono necessariamente alle loro reali attività e ciò accade molto più che in Europa, ad esempio, anche se tutti sappiamo che accade anche in Europa.

Quindi, dopo la presidenza di Yushchenko, Yanukovich è tornato a candidarsi alla presidenza e alla fine ha vinto le elezioni [nel 2010]. Dopo questo fatto, la situazione è diventata poco chiara, perché egli ha adottato un approccio molto subdolo, a mio avviso, cercando costantemente di fingere di trattare sia con l’Occidente che con le autorità russe. Per questo motivo si è creata tanta confusione presso la popolazione. Dopo aver inizialmente stretto alcuni accordi con l’Unione Europea, ha tentato inaspettatamente di cancellarli e di entrare più ufficialmente nella sfera di influenza russa. Ciò ha creato molto disaccordo e disordini, che sono sfociati nella [seconda] protesta di Maidan, iniziata nel tardo autunno del 2013.

Esercitazioni militari russe.

A proposito delle proteste di Maidan: puoi riassumere un po’ quello che è successo allora (ma in modo molto breve, perché la storia è davvero lunga), con i punti chiave che potrebbero essere interessanti riguardo a chi vi partecipava, perché sono scoppiate e quali sono stati gli effetti?

Sì, certo. Naturalmente è davvero difficile raccontarlo in poche parole, ma farò del mio meglio. All’inizio, tutto è partito da delle proteste in larga parte studentesche. Queste sono scoppiate dopo i [succitati] passi politici di Yanukovich, che erano molto impopolari tra la gente e in particolare tra i giovani. Tante persone erano molto favorevoli ad avvicinarsi all’Unione Europea: di avere la possibilità di entrare nell’UE senza visti e altre forme di collaborazione. Quindi, quando Yanukovich ha fatto un passo indietro da questa linea di azione che aveva in precedenza dichiarato di sostenere, c’è stato l’innesco delle grandi proteste che hanno coinvolto i giovani, principalmente studenti, nel novembre 2013.

Non erano solo i giovani ad essere scontenti della politica di Yanukovich; quindi, dopo che i giovani furono picchiati duramente dalla polizia antisommossa, ci fu un’intensa reazione da parti più ampie della società ucraina. A partire da quel momento, le proteste si trasformarono in proteste su diversi livelli e classi sociali, attirando a partecipare diversi strati della società. Molte persone da diverse regioni dell’Ucraina si riversarono per le strade di Kiev e anche in molte altre città, sia nella parte orientale che in quella occidentale del Paese. La gente scese in strada e, dopo un po’, iniziò anche ad occupare gli edifici amministrativi. Le proteste più intense si svolsero a Kiev e anche in diverse città ad ovest del Paese, che si ritiene essere più filo-occidentali, più lontane dalla Russia, più di lingua ucraina e simili.

Il conflitto attraversò diverse fasi di recrudescenza degli scontri, fino ad arrivare a una tregua temporanea. Finché, a febbraio [2014], raggiunse il suo apice. Il conflitto finale iniziò quando i manifestanti cercarono di occupare l’edificio parlamentare di Kiev e anche di raggiungere l’ufficio presidenziale chiedendo le dimissioni immediate del presidente Yanukovich a causa della sua repressione, corruzione e politica filo-russa. La rappresaglia della polizia antisommossa e delle forze speciali fu durissima; circa cento persone furono uccise. In seguito si arrivò ​​a una fase di confronto aperto, anche armato, potremmo dire, tra la fazione dei manifestanti e la fazione del governo. Quello fu il momento in cui iniziarono ad accadere fatti sospetti. Yanukovich all’improvviso sparì e, dopo diversi giorni, a metà febbraio, riapparve in Russia.

Quando scappò, quello fu il momento in cui avvenne il crollo del regime più filo-russo in Ucraina. Fu il punto di svolta da cui la situazione attuale ha iniziato a svilupparsi.

Giusto. E ha dimenticato il suo filoncino d’oro2 quando è fuggito, vero?

Sì, sì, esattamente e un sacco di altre cose! [ride]

Molte persone in Occidente, influenzate dalla propaganda russa e dalla campagna di disinformazione, hanno iniziato a credere alla narrativa che ciò che è accaduto in Ucraina nel 2014 fosse un colpo di stato fascista sostenuto dalla NATO. Alcuni giornalisti (anche loro liberali, ma non solo liberali, c’erano anche anarchici e persone di sinistra che hanno riprodotto quella narrativa) hanno affermato che si trattava di un colpo di stato della NATO e che fu in seguito istituito un governo fascista.

Puoi dare un giudizio su quella narrativa? Fu ciò che avvenne o ci fu altro che accadde a un certo punto?

Sì, penso di poterne parlare con cognizione di causa, perché io stesso ho partecipato agli eventi. Rimasi a Kiev per nove giorni nella fase caldissima del conflitto di febbraio. Ciò a cui ho assistito personalmente fu un movimento veramente popolare a cui parteciparono centinaia di migliaia di persone. Solo quando ne parlai in seguito con alcuni compagni occidentali, ebbi modo di sentire queste speculazioni su ciò che la NATO avrebbe fatto dietro le quinte, sul un colpo di stato nazista e queste cose qui. Altre persone risposero che, va bene, se c’erano centinaia di migliaia di persone per le strade, non poteva essere “solo” un colpo di stato orchestrato o qualcosa del genere.

L’estrema destra parteciò alla rivolta, è chiaro. Parteciparono attivamente, ottennero sviluppi politici vantaggiosi in essa e furono aggressivi, molto dominanti e fino a un certo punto ebbero successo. Ma erano comunque una minoranza in quelle proteste, è evidente. E anche se la loro influenza ideologica è esistita davvero, ciò è innegabile, non furono loro a dettare legge nelle proteste, o a elaborare davvero le rivendicazioni e l’aspetto ideologico di questi eventi.

Vidi un sacco di autoorganizzazione popolare realmente spontanea. Vidi davvero tanti disordini popolari sinceri e rabbia contro l’establishment statale, che aveva reso questo Paese povero e umiliato. Quindi, nella misura più ampia, è stata assolutamente una rivolta popolare autentica. Anche se, ovviamente, tutti i poteri politici che potevano trarne vantaggio cercarono di influenzarla il più possibile. E in parte ci riuscirono.

Voglio usare tutto questo principalmente per fare una domanda a noi - ai libertari, agli anarchici, alla sinistra radicale, se vuoi: perché non eravamo organizzati abbastanza per competere con i fascisti in maniera efficace? Questa non è una domanda per il movimento di Maidan o per il popolo ucraino, ma per noi. E di nuovo, per riassumere, Maidan è stata, prima di tutto, una rivolta popolare.

Il battaglione Azov.

Dopo Maidan, quello che successe fu che Putin rimase deluso, ci furono molte speculazioni e lotte politiche e alla fine ci fu l’occupazione [russa] o la conquista della Crimea e poi la mossa [verso la guerra dei separatisti appoggiati dalla Russia] nel Donbas. Puoi riassumere un po’ ciò che è realmente accaduto tra il 2014-2015 e oggi? Quanta parte del conflitto era nell’aria, o quanto le cose che stanno accadendo lì sono semplicemente spuntate dal nulla?

Quando il regime ucraino di Yanukovich iniziò a crollare, ci fu il momento fatidico, il punto in cui tutto ciò che era stabile e chiaro venne meno in qualche modo. In seguito le autorità russe iniziarono a reagire in modo molto duro e anche impulsivo. Volevano prendere contromisure contro il movimento Maidan, che aveva la tendenza ad allontanare l’Ucraina dall’influenza dello stato russo. Successivamente, occuparono la penisola di Crimea. Lì ricevettero anche sostegno da gran parte della popolazione locale, perché lì le persone - ovviamente, non possiamo generalizzare - non si identificano con l’Ucraina, non si sentono parte dell’Ucraina. Questa è stata la base che ha dato alla Russia l’opportunità di strapparla con successo all’Ucraina.

Loro [le autorità russe] influenzarono molto gli eventi nel Donbas, perché le nuove autorità ucraine, il governo provvisorio, prese dei provvedimenti molto stupidi contro la lingua russa. Ciò ha dato ai propagandisti russi l’opportunità di ritrarre gli eventi di Maidan come “anti-russi”, nel senso nazionalistico di questa parola. Questo non era vero per la maggior parte, ma per la gente del Donbas, che è in larga parte di lingua russa e psicologicamente molto vicina alla Russia, per quanto posso capire, anche se ci vivono gruppi molto diversi tra loro, creò l’opportunità per le autorità russe di estendere lì [la proria influenza], di inviarvi forze armate 3 e di sostenere i gruppi secessionisti locali nel combattere efficacemente, o almeno a sopravvivere contro l’esercito ucraino che cercava di garantire l’integrità del proprio stato. A questo punto nel Donbas accaddero degli eventi militari drammatici, per cui una parte della popolazione dichiarò di non voler più far parte dell’Ucraina. Ma senza il sostegno statale russo, non sarebbe stato possibile che quel movimento crescesse così tanto. E dobbiamo ricordarci che milioni di profughi dal Donbas arrivarono poi ​​sia in Russia che in Ucraina.

Molta gente del Donbas si sente ancora vicina all’Ucraina. Questa però non è una questione che può essere realmente risolta all’interno della logica di stato dei due stati nazionali, o anzi, lo stato imperialista russo e lo stato-nazione ucraino. È un problema che ha bisogno di una soluzione confederale. Come al solito, entrambi gli stati hanno utilizzato questo conflitto a proprio vantaggio e, secondo me, questo è stato il punto che ha contribuito ad accrescere l’opinione nazionalistica, sia in Russia che in Ucraina.

Addestramento congiunto di forze statunitensi e lettoni.

Giusto. C’erano gli accordi di Minsk [del 2015] che erano praticamente una specie di accordo tra Putin, la Merkel e tra Est ed Ovest. Ma tanto per dare un’idea del Donbas: stava accadendo qualcosa lì negli ultimi anni, o era vero che non c’erano azioni militari e non si verificavano violenze di alcun tipo?

Certo, è importante sapere che fino ad oggi gli accordi di Minsk non sono mai stati realmente attuati. E anche se la fase attiva del conflitto - durante la quale la linea del fronte si è spostata su e giù e si sono verificati significativi movimenti di eserciti - è in realtà finita, questa è stata sempre una zona di conflitto, di scontri a bassa intensità, con morti sicuramente ogni settimana e a volte anche ogni giorno. I conflitti a fuoco da entrambe le parti avvengono ancora spesso. Questa è una ferita che non si è mai rimarginata. È ancora qualcosa che accade costantemente, anche se a bassa intensità.

Quindi, all’accadere di questi eventi, qual è stata la reazione del movimento anarchico locale, o del movimento antifascista? Ricordo che la fazione “antifascista” del movimento antifascista si unì alla lotta contro i russi e andò in guerra nel Donbas… ma cosa fecero agli anarchici e il resto degli antifascisti che non stavano partecipando alla guerra?

A questo punto, devo dire prima di tutto che nei periodi di cui stiamo discutendo, non vivevo ancora in Ucraina, nel 2015, 2016, 2017 e così via. Ancora oggi però posso parlarne con cognizione di causa, in qualche modo e ovviamente avevo anche in precedenza il polso di questo movimento.

Sì, una parte del movimento anarchico ebbe realmente questo sentimento “patriottico”, o, se vuoi, questo sentimento “antimperialista”, e si schierarono sulla difensiva, cioè alcune persone si unirono alle unità di volontari e anche all’esercito, l’esercito regolare, motivate dalla necessità di combattere contro il male più grande, cioè lo Stato imperialista di Putin. Alcune persone presero forse una posizione più moderata e internazionalista, cercando di sottolineare che entrambe le parti non sono in alcun modo buone, che entrambe le parti rappresentano una politica oppressiva e cattiva, sia la parte statale russa che la parte statale ucraina.

Al momento, penso che la maggioranza assoluta della comunità anarchica locale sia estremamente ostile a qualsiasi invasione russa e non credo a tutte le speculazioni dalla parte di Putin sul fatto che la sua sia in qualche modo un’azione antifascista di fronte alla politica di estrema destra ucraina e così via. Non è così. È solo una mossa imperialista. Questo è chiaro a tutti i compagni locali.

Quest’anno è iniziato come una immensa tempesta di merda. I russi hanno invaso il Kazakistan con i loro alleati e hanno contribuito a stabilizzare il regime di Tokayev. Ora c’è la possibilità di una guerra in Ucraina. Puoi dirci cosa ne pensi del perché Putin ha iniziato queste mosse davvero aggressive così rapidamente? Sono passati diversi mesi, credo, da quando hanno iniziato a spostare l’esercito al confine ucraino, e dalla crisi kazaka, e così via. Quali sono le tue opinioni sui motivi per cui ciò sta accadendo?

In generale, il regime di Putin si trova in una situazione disperata. Da una parte è ancora molto potente, avendo molte risorse e molto controllo del proprio territorio, dall’altra il potere gli scivola via come sabbia tra le dita. In diversi posti, ci sono evidenti crepe nel sistema di stati di confine progettato da Putin, stati che dovrebbero essere satelliti del suo regime, come il Kazakistan, la Bielorussia, il Kirghizistan e l’Armenia. Grandissime tensioni, importanti rivolte e proteste sociali si stanno verificando in ogni paese che ho appena menzionato. Geopoliticamente, c’è una seria minaccia che il suo controllo su questi territori vicini diminuisca.

Inoltre, internamente, la situazione economica russa ha iniziato a peggiorare dal 2014, proprio dopo questi eventi di Maidan, l’acquisizione della Crimea e le grandi sanzioni delle potenze occidentali contro la Russia. Ha innescato una costante decrescita economica e ora gran parte della popolarità che Putin ha guadagnato dopo l’acquisizione della Crimea è già scomparsa. Inoltre, tutto questo è stato esacerbato dalla pandemia del COVID-19, che non ha affatto contribuito alla sua popolarità tra la gente. Adesso, in generale, non è tanto popolare come leader nemmeno all’interno della Russia.

Quindi questa è la situazione, se sei Putin: sei ancora molto potente, ma allo stesso tempo vedi il dipanarsi di eventi che non sono a tuo favore. Penso che tutte queste aggressioni siano tentativi disperati di impedire al suo potere di scivolare via, di preservare in qualche modo ancora il suo governo autoritario.

Penso che tutte le cazzate che Putin ha storicamente fatto in tutti questi altri paesi erano in realtà uno sforzo per distogliere l’attenzione dai problemi interni, come dicevi tu. Quanto è popolare l’attuale conflitto con l’Ucraina nella società russa, in realtà? È un’euforia patriottica, tipo “Sì, conquistiamola, cazzo”? O c’è una resistenza e nessuno l’approva? Cosa si sta preparando all’interno della grande comunità russa?

Per me, questo è un po’ difficile da valutare correttamente, perché non vado in Russia da tre anni. Allo stesso tempo posso dire che delle persone con cui sono rimasto in contatto sono super pessimiste su queste prospettive di guerra. Naturalmente, le persone con cui sono in contatto sono rappresentative di una specifica corrente ideologica. Le persone normali, da quanto posso intuire e supporre e da quanto posso vedere nei casi delle persone comuni che conosco… direi che non sono ancora molto ottimiste riguardo le prospettive di una grande guerra contro chiunque, perché sanno che ciò comporterà morti e un’ulteriore recessione economica. Anche la propaganda televisiva, che sta diventando sempre più terribile in Russia anno dopo anno - è tipo una costante marea di merda che arriva direttamente nel cervello delle persone - non è stata realmente in grado di orientare le persone a favore della guerra.

Quindi no, non c’è un’euforia patriottica per quanto io sappia in Russia. C’è una sorta di periodo depressivo dopo le ondate di pandemia, dopo tutte le battaglie sui codici QR e le vaccinazioni, oltre ad altri provvedimenti impopolari delle autorità, come l’evidenza dei brogli elettorali a cui abbiamo assistito quest’autunno in Russia: tutto ciò costituisce un pessimo presupposto affinché le persone diventino estremamente favorevoli nei confronti della guerra.

Naturalmente, se scoppiasse una guerra, presumo che inizialmente potrebbe provocare un aumento del patriottismo, come quasi sempre accade, ma non credo sarebbe stabile o realmente significativo. E se la Russia dovesse affrontare una resistenza determinata, qualsiasi grande questione in Ucraina, penso che tutto il patriottismo pro-stato svanirà molto presto e si trasformerà nel suo opposto.

D’altra parte, in questo momento, anche il governo ucraino sta cercando di sfruttare la situazione, per esempio muovendosi molto velocemente verso gli alleati occidentali, ammassando armi e altro. Puoi riassumere la reazione all’interno della società ucraina alle azioni del governo ucraino? Cosa stanno cercando di fare oltre a tutti questi sforzi di mobilitazione?

In realtà, la situazione non mi è molto chiara in questo momento. Dal 2004, come ho già detto, prima di questo conflitto nell’est dell’Ucraina, [il conflitto ha avvantaggiato] sia il regime di Putin che le autorità locali, perché quando si ha questa isteria patriottica nazionalista difensiva, è davvero più facile proteggersi da qualsiasi domanda che arrivi dal basso. Domande del tipo: cosa sta succedendo nel nostro Paese? Perché è così povero? Perché è così nella merda? C’era una risposta chiara e veloce a tali domande: tutto ciò è a causa del nemico esterno.

Questo era uno strumento molto utilizzato dalle autorità locali, un atteggiamento del tipo: “Adotteremo provvedimenti per tutti i problemi interni dopo che la minaccia esterna sarà scomparsa”. Questa linea in realtà non è molto popolare in Ucraina, ma esiste ed è espressa a gran voce da alcune parti della società.

È chiaro che il governo Zelensky stia contrastando in molti modi diversi i suoi oppositori politici, sia verso l’ex presidente Poroshenko, che ora sta affrontando un procedimento penale, sia anche verso forze più filo-russe come Medvedchuk, che ora sta affrontando anche un procedimento penale e il cui partito sta subendo una repressione. In qualche modo, anche l’estrema destra è stata oggetto di repressione, da quando il loro amato mecenate, il ministro dell’Interno Avakov, si è dimesso diversi mesi fa. Dopo ciò, anche alcune persone del movimento Azov – di questa organizzazione nazionale che è il più grande partito di estrema destra in Ucraina – sono state arrestate.

Quindi lo stato ucraino si è consolidato, in qualche modo. Ciò è evidente. Per quanto riguarda il modo con cui tutto ciò influisce sulla politica interna a riguardo questa minaccia [della guerra, N.d.T.], al momento non mi è molto chiaro. Ma possiamo vedere alcune tendenze davvero allarmanti che minacciano di concentrare il potere esecutivo nelle mani del presidente e del suo gruppo.

Parlando delle politiche dell’attuale governo, come le descriveresti? Ricordo Zelensky come un populista, che affermava, sì, combatteremo la corruzione, renderemo tutti felici e così via. Quali sono le sue politiche in questo momento? C’è anche una narrazione che ho sentito in Occidente secondo cui la guerra non è poi così importante perché fondamentalmente andrebbe semplicemente a sostituire un regime fascista con un altro. In che misura le politiche e le “libertà liberali” in Ucraina differiscono da quelle della Russia in questo momento?

Prima di tutto, il regime di Zelensky non è sicuramente fascista, almeno non in questo momento, se non altro perché non ha ancora così tanto controllo. Questo perché in Ucraina il potere dello stato non è così consolidato come in Russia o in Bielorussia. Ma questo regime non è in alcun modo “buono”, ovviamente. Sono pur sempre dei bugiardi corrotti che fondamentalmente stanno facendo stronzate neoliberiste. Questo è il progetto della maggior parte delle loro politiche, direi. Tuttavia, questo Paese è molto meno autoritario nella sua struttura sociale, almeno, anche se è veramente pessimo nella sua struttura economica. Questo è il motivo per cui tanti dissidenti politici provenienti dalla Bielorussia, dalla Russia e anche dal Kazakistan, ad esempio, si sono rifugiati qui. Perché qui non c’è una linea di stato così unificata, non c’è molta opportunità o possibilità per lo stato di controllare e progettare l’intero panorama sociale, anche se, come ho detto prima, lo stato sta cercando di farlo di più in questo periodo.

Quindi un’acquisizione dell’Ucraina da parte delle autorità russe o un governo chiaramente filo-russo sarebbe una catastrofe, perché un’area più libera - o direi più una “zona grigia”, com’è ora l’Ucraina - si sposterebbe sotto il controllo della dittatura autoritaria e dura di Putin. Per essere chiari, lo stato ucraino è ancora un regime populista di merda che non ha compiuto alcun passo politico positivo, per quanto ne so, da quando Zelensky è salito al potere. L’unico passo concreto che posso ricordare in questo momento è stata la legge sui terreni agricoli, che ora possono essere liberamente acquistati e venduti sul mercato, mentre prima c’erano degli ostacoli. Riteniamo che questa legge porterà presto alla concentrazione di terreni agricoli nelle mani di diverse grandi società agricole. Quindi sono solo le politiche neoliberiste come questa a essere messe in atto.

Tuttavia, vediamo ancora molta povertà, sia in Ucraina che in Russia. Naturalmente, l’Ucraina è un paese più povero perché non ha altrettanto petrolio e gas. Se la Russia occupasse l’Ucraina, possiamo credere davvero che la classe operaia locale e i poveri trarranno dei benefici economici dal nuovo regime di occupazione? Ovviamente no. Mi è difficile crederlo, perché la situazione economica russa sta peggiorando sempre di più e semplicemente non hanno risorse da condividere con altri popoli. Per costruire questo grande ponte stradale che va dalla Russia continentale alla Crimea [Il Crimean Bridge iniziato nel 2014, il più grande della Russia N.d.T.], è stato necessario interrompere la costruzione di numerosi ponti stradali in Siberia e in altre parti della Russia. Quindi non hanno risorse da condividere con la gente del posto qui, anche se volessero accattivarseli in qualche modo. E nell’ambito di politiche e società, ovviamente non possiamo aspettarci niente di meglio dal regime di Putin. In termini di dittatura, per quanto riguarda il controllo e l’oppressione di stato, il regime putiniano è attualmente molto più pericoloso del regime locale. Il regime locale non è “migliore”, è solo meno potente.

Molte delle cose che stanno accadendo in Russia, le cose che Putin si è permesso di fare negli ultimi quindici anni circa, sono avvenute con una sorta di tacito accordo da parte della comunità internazionale. Oppure [finiscono a fare vuote dichiarazioni sullo stile di] “condanniamo la violazione dei diritti umani”, bla bla bla. Come per esempio la situazione in Kazakistan, la più recente non ha causato alcun contraccolpo politico o sociale da parte di altri attori nell’arena politica. Per me è interessante chiedere quale potrebbe essere la reazione della comunità internazionale alla possibilità dell’invasione dell’Ucraina? Sarebbe tipo: OK, entriamo in guerra e tutti insieme distruggeremo la Russia? Oppure qualcosa del tipo, ci “preoccuperemo” se la Russia prenderà il controllo dell’Ucraina, bla bla bla?

Bene, non sono sicuro che la mia visione sia davvero corretta da qui, ma certamente ogni giorno sentiamo e vediamo notizie per cui, ad esempio, il presidente americano [vale a dire, gli Stati Uniti] e il governo americano minacciano la Russia con enormi sanzioni economiche in caso di aggressione militare. Inoltre, abbiamo appreso di recente che un qualche supporto militare è arrivato in Ucraina, non personale militare, ma delle armi. Quindi penso che ci sia una qualche reazione da parte della cosiddetta comunità internazionale.

Da qui però sembra sempre che l’Occidente continui a promettere senza mai fare concretamente i passi cruciali che potrebbero effettivamente prevenire l’aggressione di Putin. Quindi la popolazione ucraina, credo addirittura anche coloro che avevano una certa simpatia per i paesi occidentali, si sente sempre più abbandonata dai poteri in cui un tempo credeva.

Parlando degli anarchici in Ucraina, so che il movimento anarchico lì non è il più forte della regione e ha sofferto dei recenti conflitti nel Donbas e così via. Qual è la reazione attuale alla possibilità dell’invasione russa? Di cosa parlano gli anarchici? Cosa pensano o come si stanno mobilitando nel caso in cui le forze russe dovessero marciare in Ucraina?

Bene, direi che ci sono due diversi modi di affrontare la questione all’interno della comunità anarchica di qui. Ovviamente ne discutiamo molto, quasi ogni giorno e in ogni riunione e alcune persone sono davvero interessate a partecipare alla resistenza. Alcuni in termini militari, altri anche in termini di volontariato pacifico, alcuni come volontari nella logistica e così via. Naturalmente, altre persone stanno pensando più alla fuga e di rifugiarsi da qualche parte. Sono più in sintonia (e questa è la mia posizione personale, ma anche politica) con la prima idea. Se scappi, sei fuori da qualsiasi protesta politica e sociale. Siamo rivoluzionari, dobbiamo prendere una posizione attiva, non una posizione passiva di osservazione o fuga. Dobbiamo intervenire in questi eventi, questo è certo.

La sfida e la domanda più grandi sono: in che modo dovremmo intervenire in essi? Perché se, come è successo nel 2014-15, andiamo individualmente e ci uniamo a qualche truppa ucraina per affrontare l’aggressione, questa non è in realtà un’attività politica. È solo un atto di autoassimilazione nella politica statale, nella politica dello stato-nazione.

Fortunatamente, questa non è la mia opinione soltanto. Molte persone qui stanno pensando di creare una struttura organizzata… che potrebbe agire in qualche collaborazione con le strutture statali di autodifesa, ma sarebbe comunque autonoma, sotto la nostra influenza e composta da compagn*. Quindi questa modalità sarà una partecipazione organizzata secondo il nostro programma e il nostro messaggio politico, a beneficio della nostra organizzazione e non solo uno schierarsi con qualche attore di stato in questo conflitto.

Giusto, ma alcune persone direbbero sicuramente: “Ehi, siete anarchici, siete contro lo stato e ora proteggete lo stato”. Sono quasi cert* che ci sono persone che pensano che gli anarchici devono restare completamente fuori da quei conflitti. Cosa risponderesti loro?

Prima di tutto, vorrei rispondere loro: grazie, questa è una critica preziosa. Abbiamo davvero bisogno di pensare a come intervenire senza diventare uno strumento nelle mani di qualche stato. Ma, in definitiva, se adottiamo delle politiche intelligenti - se applichiamo l’arte della politica, direi - abbiamo una possibilità di farcela. Se stiamo lontani dai conflitti di stato, allora stiamo lontani dalla politica vera e propria, come ho detto prima. Questo è oggi uno dei conflitti sociali più significativi della nostra area. Se ci isoliamo da esso, ci isoliamo dall’effettivo processo sociale. Quindi abbiamo bisogno di partecipare in qualche modo.

Naturalmente, è fuori discussione che dobbiamo affrontare l’imperialismo putiniano. Se abbiamo bisogno di aiuto a questo scopo, allora così sia. Naturalmente, dobbiamo valutare con molta attenzione, con molta cautela, come non diventare dipendenti da poteri reazionari e negativi. Questo è davvero un problema e una sfida, ma è anche la difficile strada da percorrere. Fuggire da queste sfide equivale alla resa sul nostro territorio per quanto riguarda il diffondere l’anarchia e promuovere la liberazione e la rivoluzione sociale. E questa non è una posizione accettabile per me e per molti altri compagni e compagne.

Per me è anche importante sottolineare che, tutto sommato, l’Ucraina è una specie di ultimo baluardo tra i paesi dell’ex Unione Sovietica. Attualmente, l’espansione dell’impero di Putin sta compiendo passi sempre più aggressivi - di nuovo, la storia del Kazakistan, la storia della Bielorussia, il pieno sostegno al regime di Lukashenko sotto determinate condizioni di reintegrazione della Bielorussia nella Russia - tutti questi passi mirano a far ritornare l’intera area sotto l’autoritarismo di Putin. Per noi anarchici, è estremamente importante dare una risposta a tutto ciò senza sederci sugli allori e dire: “Oh, è fantastico, siamo anarchici; siamo contro lo stato, e tutte le semplici, stupide politiche dello stato non ci riguardano.”

È corretto, ovviamente. Ma allo stesso tempo, voglio anche sottolineare che non dobbiamo schierarci con i circoli nazionalisti e gli stati-nazione locali. Perché queste non sono affatto entità politiche o voci politiche progressiste. Esse producono molta oppressione e sfruttamento e anche questo deve essere seriamente affrontato, sia a voce che attraverso le nostre attività.

Sistemi missilistici terra-aria russi arrivati in Bielorussia per esercitazioni.

Esattamente. Sono assolutamente d’accordo con quanto hai detto. Riguardo a chi [i lettori] non è in quella regione, come vi può supportare? O come possono le persone ottenere più informazioni sulla situazione?

Bene, prima di tutto, il supporto potrebbe essere informativo; seguire attentamente quello che sta succedendo qui e diffondere informazioni, così che si sparga voce, questa sarebbe già una cosa davvero importante. Inoltre, penso che se si ha l’opportunità di entrare in contatto con compagn* anarchic* locali, è possibile richiedere un qualche tipo di supporto: magari fare azioni di solidarietà, magari preparare delle modalità per sostenere le persone che avranno bisogno di fuggire, ad esempio per scappare dalla regione. Inoltre, a un certo punto potrebbe essere necessario un aiuto monetario. Se avremo una presenza organizzata in questo conflitto, ciò richiederà molte risorse materiali e finanziarie.

Purtroppo al momento non posso consigliare qualche sito specifico o un canale Telegram o cose del genere, da poter seguire per sapere tutto. C’è una moltitudine di differenti progetti mediatici e di gruppi più piccoli, non esiste un sindacato unificato realmente importante o una grande organizzazione che unisce tutti. Però sicuramente, facendo qualche ricerca, si può entrare facilmente in contatto con questa o quella parte del movimento anarchico locale, così da poter tenere d’occhio la situazione ed essere pront* a reagire in qualche modo. Questo sarebbe già estremamente apprezzabile.

Ottimo. Grazie mille per la conversazione. Abbi cura di te, e speriamo che la guerra non scoppi e che i russi se ne vadano a farsi fottere e che ci saranno altre cose di cui occuparsi per supportare la lotta piuttosto che organizzare in modo efficace la resistenza all’invasione russa.

Sì, speriamo sia così.


Uno sguardo da Kiev

In questo testo una persona anarchica ucraina di Luganks, che è stata costretta a trasferirsi a Kiev a causa dei combattimenti in Donbas, offre il suo punto di vista sulla situazione.

L’Ucraina è in guerra con la Russia e i suoi alleati oramai da otto anni. Il bilancio dei morti ha superato le 14.000 vittime. Tuttavia, mentre le truppe russe si schierano lungo i nostri confini settentrionali e orientali, è la prima volta nella storia di questa guerra, o anche nell’intera storia dell’Ucraina per come la ricordo io, che ricevo regolarmente messaggi dai miei amici stranieri, alcuni dei quali non sentivo da anni, tutti ansiosi di sapere se sono al sicuro e se la minaccia è così grave come è stato detto loro. Questi amici hanno diverse opinioni politiche, età, occupazioni, esperienze di vita e background. L’unica cosa che hanno in comune è che vengono tutti dagli Stati Uniti.

Gli altri compagni da altre parti del mondo sembrano avere meno ansia per la situazione. La scorsa settimana ho ospitato amic* dalla Grecia e dalla Germania, entramb* hanno mostrato sorpresa nell’apprendere di essere atterrat* in un Paese che potrebbe diventare l’epicentro della terza guerra mondiale da un momento all’altro (questo è probabilmente il motivo per cui i loro biglietti aerei erano costati solo otto euro). Anch’io ne sarei stat* sorpres* se non fosse per il fatto che mi capiti di guardare la televisione americana. Nelle ultime settimane, ho notato un aumento spropositato di riferimenti alla situazione dell’Ucraina in tutti i tipi di talk show che guardo online. Sembra quasi che negli Stati Uniti si parli di più di Ucraina ora di quanto non avvenne durante lo scandalo per la corruzione del figlio di Joe Biden.

Per una persona ucraina, il modo in cui è percepito questo improvviso aumento di interesse per la nostra lotta infinita contro il violento vicino imperialista dipende dalla propria posizione politica. Quando acconsentimmo di rinunciare alle nostre armi nucleari nel 1994, unendoci al memorandum di Budapest , la Russia, il Regno Unito e gli Stati Uniti promisero di rispettare e proteggere l’indipendenza, la sovranità e i confini esistenti dell’Ucraina e di astenersi da qualsiasi minaccia o uso della forza contro l’integrità territoriale o l’indipendenza politica dell’Ucraina. Quando, solo vent’anni dopo, tutte queste promesse si rivelarono completamente false, molte persone qui non poterono fare a meno di sentirsi tradite. Molte di queste persone ora sentono che è giunto il momento per gli Stati Uniti di prendere posizione e mantenere le promesse fatte. Senza questo contesto, sarebbe estremamente difficile capire perché alcune persone in Ucraina applaudirebbero l’evento di un impero oltreconfine, che chiama l’Ucraina il “cortile della Russia”, contente che facesse volare aerei da guerra pieni di soldati su questo Paese sovrano.

Tuttavia, ci sono altre persone in Ucraina che, come me, non provano diffidenza solo verso un impero con cui sfortunatamente condividono un confine, ma estendono questa comprensibile mancanza di fiducia a tutti gli altri. Anche coloro che credono davvero che il nemico del loro nemico sia loro amico, devono chiedersi quanti amici di questo tipo gli Stati Uniti si sono fatti in tutto il mondo - vietnamiti, afgani, curdi e altri - che poi si sono pentiti di aver acquisito un tale alleato.

Questo livello minimo di pensiero critico sfortunatamente non è così diffuso in Ucraina come invece il miope patriottismo, nazionalismo e militarismo, che stanno guadagnando slancio mentre cresce l’isteria della guerra. In Ucraina, non si discute molto del perché finalmente veniamo presi in considerazione dagli Stati Uniti e dal Regno Unito, dopo otto dolorosi anni in cui abbiamo perso vite e territori, inclusa Luganks, la mia città natale. E questa assenza di curiosità sui motivi degli imperi funziona in entrambi i modi: così come alla maggior parte di noi non potrebbe importare di meno di ciò che l’amministrazione Biden può ricavare da questo gioco di potere, la nostra comprensione del motivo per cui Putin sta tentando di invaderci ulteriormente ora è limitata a “Questo maniaco assetato di sangue è semplicemente pazzo.” Quasi nessuno considera la possibilità che ci potrebbe essere qualcosa di più.

Ancora meno persone trovano problematico il fatto per cui la Russia abbia di proposito aumentato la sua presenza sul confine ucraino in modo da rendere la nostra situazione attuale più pericolosa di quanto non fosse un anno fa.

Non sto dicendo che la minaccia dell’invasione delle truppe regolari russe che si ammassano ai nostri confini sia da sottovalutare, ma mi chiedo se il coinvolgimento degli Stati Uniti sia veramente mirato a disinnescare questo conflitto a vantaggio del popolo ucraino.

Sfortunatamente, essere qui sul campo non mi dà alcuna competenza particolare su cui potete fare affidamento. All’inizio del 2014, vedendo tutto ciò che stava accadendo nel Paese, mi rifiutai di credere che l’Ucraina potesse entrare in guerra, fino a che non accadde. A posteriori, mi sembra fosse inevitabile. Ora nessuno di noi sa veramente se la guerra scoppierà e, in tal caso, quando si intensificherà.

Alcune persone sono già fuggite dal Paese. La maggior parte delle persone non può permettersi nemmeno un breve viaggio all’estero nei paesi più prossimi, quindi è obbligata a mantenere la calma e ad andare avanti. Al di là della corruzione e della guerra, il motivo per cui la maggior parte delle persone in Ucraina è così disperatamente povera può coincidere o meno con il fatto che l’Ucraina ha messo il comunismo fuori legge nel 2015 ed è attualmente l’unico paese in Europa in cui il parlamento è composto interamente da diverse sfumature di partiti di destra.

Quando fatti come questo si svolgono a quasi 6000 miglia da te, è naturale che un antiautoritario d’oltreoceano cerchi di essere certo di non star facendo il tifo per i cattivi. Non tutti quelli che si difendono da soli sono zapatisti, curdi o catalani. Un ampio spettro di gruppi differenti in tutto il mondo resiste all’aggressione imperialista. In questo spettro, molte delle persone che affermano di difendere l’Ucraina sono molto più simili a gruppi come Hezbollah e Hamas. Molti di loro sono xenofobi, conservatori, sessisti, omofobi, antisemiti, razzisti, filo-capitalisti o addirittura fascisti? Sì. Però stanno combattendo una lotta impari contro uno stato vicino estremamente potente e violento, in cui sembrano essere l’unica speranza per una qualsiasi resistenza significativa? Anche questo è vero.

E queste non sono le domande più difficili.

Se un impero autocratico sta cercando di distruggere un altro stato che è difeso, in parte, dai fascisti, ci sediamo e ci rallegriamo che ci saranno dei fascisti in meno nel mondo? E se le morti includessero anche migliaia di persone innocenti che stanno cercando di difendersi o semplicemente si trovano nel posto sbagliato al momento sbagliato? Dobbiamo intervenire, capendo che queste divisioni tra le persone avvantaggiano solo i potenti, mai le singole persone?

Questo fa sorgere un’altra domanda: cosa significa “intervenire”? C’è un modo per “intervenire” che sia efficace e senza conseguenze negative? Nessuna delle due strategie che gli Stati Uniti hanno adottato finora ha ottenuto molto successo. Inimicarsi la Russia non fa che peggiorare le cose per tutti, mentre molte persone qui credono che l’alternativa - esprimere “profonda preoccupazione” senza ostacolare Putin - sia ciò che ha portato in primo luogo all’inizio della guerra nel 2014. Questo è il motivo per cui dubito che qualsiasi soluzione al problema dell’appetito imperialista, che non comporti l’abolizione simultanea di entrambi gli imperi, possa essere poco più di un cerotto su un problema di questa portata. La verità è che l’Ucraina non è la prima vittima della fame di potere, né sarà l’ultima. Finché manterremo in vita questi mostri, non importerà se saranno amici o nemici, addomesticati o rabbiosi, incatenati o liberi. Avranno sempre fame.

Io spero, tuttavia, che le persone negli Stati Uniti e nel resto del mondo possano fare molto di più. Spero che tutti noi possiamo organizzare e creare delle comunità che vadano oltre le divisioni superficiali imposteci dalle ideologie nocive del capitalismo, del conservatorismo e dell’individualismo, sforzandoci di ricordare che è solo quando siamo separati, segregati, incuranti l’uno dell’altro o contro l’un l’altro che siamo veramente deboli e indifesi. Con l’educazione e la solidarietà, possiamo provare a creare un mondo in cui un conflitto insensato come questo avrebbe ancora meno senso. Fino a quando non saremo in grado di farlo, possiamo fare del nostro meglio per fornire supporto a coloro che in tutto il mondo sono vittime di queste guerre crudeli.

Cosa significa tutto ciò, concretamente, adesso, qui in Ucraina? E nel frattempo, il fatto per cui molte persone che combattono per l’Ucraina siano realmente fascisti vuol dire che tutte le persone che si nascondono alle loro spalle, me compreso, siano responsabili anche della loro politica? Qui entriamo nelle domande più difficili.

Qui nessuno affronta queste problematiche. Gli ucraini sono tutti impegnati a seguire lezioni di pronto soccorso e uso delle armi, o a imparare dove si trovano i rifugi cittadini, o, soprattutto, ad essere in difficoltà e a tirare avanti. Non c’è panico totale qui, c’è solo stanchezza e confusione. La minaccia della grande guerra resta molto reale; se si verificherà, difficilmente produrrà altro da un’Ucraina ancora più debole, peggiore e più fragile di quella che già abbiamo. E non mi sento nemmeno di consigliare la versione attuale.

Detto questo, vale anche la pena ammettere che non rischierò la vita combattendo per questo paese contro l’esercito russo. Probabilmente farò del mio meglio per evacuare da Kiev, se diventerà ancora più pericolosa di quanto non sia già. Questa è certamente l’intenzione di una persona che dispone di alcuni privilegi. La maggior parte delle persone qui non ha assolutamente nessun posto dove andare.


  1. Maidan Nezalezhnosti (“Piazza dell’Indipendenza”) è la piazza centrale di Kiev, la capitale dell’Ucraina. È stato centro di massicce proteste nel 2004, durante la cosiddetta “rivoluzione arancione”, e di nuovo nel 2013 fino al 2014 durante gli eventi che hanno portato alla rivoluzione ucraina del 2014.  2

  2. Secondo quanto riferito, dopo la fuga di Yanukovich, i manifestanti trovarono nella sua residenza una forma in oro massiccio di due chilogrammi di una pagnotta, oltre a servizi igienici placcati in oro. Il capitalista ucraino Vladimir Lukyanenko avrebbe apparentemente regalato la pagnotta all’ex presidente come regalo di compleanno. 

  3. Il governo russo ha negato di aver inviato truppe nella regione ucraina del Donbas.