Punti di vista dall’Ucraina, punti di vista dalla Russia

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Un esule del Donbas ed un rivoluzionario in Russia ci raccontano le loro storie

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Per aiutare la gente a capire cosa sta succedendo in Ucraina e in Russia, presentiamo le testimonianze di anarchici e anarchiche in entrambi i paesi. Nel primo, una persona sfollata dalla capitale della “Repubblica Popolare di Luhansk” (una delle due aree dell’Ucraina orientale che era governata da separatisti finanziati dalla Russia fino all’invasione) descrive la sua esperienza nel tentativo di fuggire dalla zona di guerra e le condizioni che prevalgono in Ucraina in questo momento. Nel secondo, un manifestante russo descrive le sfide che i/le russx stanno affrontando nel tentativo di mobilitarsi contro la guerra in condizioni estremamente repressive.

Mentre alcune persone cosiddette “di sinistra” nel mondo di lingua inglese hanno ripetuto pari pari gli argomenti di Vladimir Putin, scusando l’invasione russa incolpando la NATO o speculando che le migliaia di persone che sono già state uccise in Ucraina devono essere fasciste, crediamo che qualsiasi impegno serio su queste questioni debba incentrarsi sulle voci di persone ucraine e russe comuni che si oppongono all’aggressione militare. Piuttosto che essere merx consumatori/trici di informazioni, piuttosto che assecondare le ambizioni imperiali dei dittatori o guardare ad altri governi mossi solo dai propri interessi per contenere tali ambizioni, dobbiamo costruire relazioni di reale solidarietà con le persone che sono immediatamente colpite da questa invasione - in Ucraina, in Russia, in Bielorussia e altrove.

Volantini contro la guerra diffusi da antifascistx Novosibirsk, Russia.

Un manifestante contro la guerra a Krasnodar, Russia.


Intervista con un esule del Donbas in Ucraina

Questa settimana, nel nostro podcast The Ex-Worker abbiamo condotto un’intervista audio con un anarchico di Luhansk che sta attualmente fuggendo in Ucraina. La conversazione tocca la vita quotidiana in mezzo alla guerra, la legge marziale, la composizione politica delle forze armate, la mobilitazione dal basso della società per la difesa e il mutuo appoggio, la situazione al confine, e i modi in cui le persone fuori dall’Ucraina possono offrire supporto. Puoi ascoltare la versione audio o leggere questa versione della trascrizione.

Grazie per aver parlato con noi! Puoi presentarti?

Sì, mi chiamo D-. Sono un insegnante di inglese di 30 anni di Lugansk [questa è l’ortografia russa di Luhansk], freelancer, attualmente mi trovo a Khmelnytskyi.

Puoi parlarci un po’ della situazione in cui ti trovi in questo momento?

Negli ultimi cinque anni ho vissuto a Kiev, e circa cinque giorni fa, io, alcune altre persone e un paio di animali abbiamo deciso di andarcene da Kiev. Così siamo salitx su una macchina dei/delle nostrx amici/che che hanno viaggiato con noi e siamo arrivatx a Khmelnytskyi. In questo momento, siamo bloccatx qui, a causa del fatto che il nostro veicolo non riparte più. Quindi stiamo tentando di ripararlo.

Khmelnytskyi in generale è molto calma, rispetto a posti come Kyiv o Kharkiv. Ma è calma solo in termini di guerra, per così dire - in termini di carri armati russi e bombardamenti e tutta quella roba. Da quel punto di vista è super tranquillo. Ma è tutt’altro che tranquilla in termini di come la gente si sente qui e dello stato d’animo generale della popolazione locale. C’è molto sospetto, tensione e nervosismo. Ogni giorno, la gente del posto prevede che sarà l’ultimo giorno prima che si scateni l’inferno anche qui. In questo tipo di situazione, è davvero difficile godersi l’attuale pace relativa che osservo qui, in confronto al posto che abbiamo lasciato.

Questa è la situazione attuale.

Sappiamo che la legge marziale è stata dichiarata in tutto il paese. Cosa significa questo in termini di vita quotidiana?

Come per ogni legge marziale, ci sono molti punti comuni. Uno di questi è che ci sono coprifuochi che sono stati istituiti in tutto il paese. Non si dovrebbe uscire dopo una certa ora. C’è anche la mobilitazione [cioè la leva obbligatoria], che impedisce a tutti gli uomini dai 18 ai 60 anni di lasciare il paese, e credo che oggi il Parlamento abbia approvato i piani del presidente Zelensky di mobilitazione generale. Quindi sembra che nei prossimi giorni o giù di lì, scopriremo come si svilupperà la situazione. Inoltre, ci sono molte milizie - noi le chiamiamo di Difesa Territoriale - composte da tutte le persone volontarie che hanno deciso di prendere le armi o aiutare in altri modi. Ora stanno pattugliando le strade. Chiunque sembri sconosciuto o sospetto viene interrogato, e cercano di identificare tuttx e capire se sono una minaccia per l’Ucraina, per così dire.

Durante tutte le guerre che ho visto finora, ci sono molti meno diritti umani su cui si può contare. Ma credo che abbia senso per la maggior parte delle persone in Ucraina, tutto questo parlare di “tempi drastici, misure drastiche”. Quello che mi preoccupa un po’ personalmente, dato che sono una persona che ha già vissuto questo (la mia città natale Lugansk è stata invasa nel 2014), so che purtroppo, molto spesso, questi tempi drastici passano, ma le misure drastiche rimangono in vigore per gli anni a venire. Per esempio, il coprifuoco che è stato annunciato a Lugansk nel 2014 non è mai stato revocato; sono otto anni che praticamente non si esce la sera, otto anni che i militari pattugliano le strade, otto anni di tutte queste misure di austerità che sono state messe in atto. Sono un po’ preoccupato che l’Ucraina possa perdere molto in questo momento, e sono ancora più preoccupato che queste cose rimarranno perse una volta che avremo finito questa guerra.

Non avevo capito che eri presente anche durante la guerra del 2014 nell’est. C’è qualcosa che vorresti condividere di quell’esperienza, o di come ha plasmato quello che stai vivendo ora?

Certo. Beh, devo ammettere che in realtà non ho visto la guerra nel 2014. Sono partito nell’aprile di quell’anno senza credere davvero che la guerra sarebbe mai iniziata. Ho deciso di fare un viaggio in bicicletta in Georgia, così ho pedalato attraverso la Russia meridionale e sono finito a Tbilisi, e quando sono arrivato lì era già maggio 2014, ed è stato quando è iniziata la guerra. Quindi in realtà avevo programmato di viaggiare per qualche settimana, e invece ho finito per viaggiare per tre anni, perché non avevo un posto dove tornare. Così mi sono perso la parte della guerra; l’ho vista mentre si stava costruendo, ho visto gli eventi che l’hanno preceduta, ma non sono mai stato bombardato prima - questa è la mia prima volta, in realtà. Quindi non posso dire di aver visto la guerra due volte; l’ho sperimentata in un certo modo, in una certa dimensione, solo due volte, ma non avevo mai visto campi di battaglia attivi come invece ho visto nel corso di quest’anno.

Hai avuto interazioni con le forze militari ucraine? Cosa sai della composizione delle forze armate a questo punto o delle dinamiche politiche tra le persone che stanno combattendo?

Conosco personalmente persone che si sono offerte volontarie per la Difesa Territoriale che hanno vari tipi di background. Ci sono persone che si identificano come antifasciste e antiautoritare che lo stanno facendo, e naturalmente ci sono un sacco di patrioti e nazionalisti che lo stanno facendo, e ci sono anche persone comuni che non si preoccupano affatto della politica, che sotto la pressione e il desiderio di fare qualcosa per accelerare la fine della guerra, si offrono volontarie. Ma considerando la demografia dell’Ucraina in generale, la sua [mancanza di] diversità politica… La società ucraina è molto omogenea di base, quindi naturalmente ci dovrebbe essere molta più gente di destra nei ranghi della Difesa territoriale. Ma secondo me, questo riflette solo l’effettiva composizione della società ucraina su una scala più ampia, non che questa particolare occupazione sia in qualche modo più attrattiva per la destra che per gli/le antiautoritarx.

Ma questa è solo la mia impressione; non ho i numeri, davvero.

Ripensando alle discussioni tra anarchici e anarchiche nelle settimane precedenti l’invasione, cosa pensi di aver capito o previsto accuratamente? Cosa ti ha sorpreso?

Non ero davvero preparato all’invasione, nonostante il fatto che incombeva su di noi da almeno un anno. C’era stato un aumento dell’attenzione su tutta la faccenda da parte dei media occidentali per circa tre o quattro mesi prima del suo inizio. Penso che fino all’ultimo momento, la maggior parte dei civili sperava solo che non avesse luogo, perché è molto difficile passare un anno intero nel terrore costante e prepararsi ai tuoi ultimi giorni. Penso che la gente qui abbia sviluppato l’abitudine di reagire agli eventi mentre si svolgono, attraversando gli ostacoli quando si presentano, piuttosto che fare dei veri e propri preparativi per il giorno del giudizio in anticipo. Quindi, da questo punto di vista, mi sembra di aver fatto appena abbastanza, proprio come la maggior parte delle persone che conosco.

Anche il modo in cui la guerra si è sviluppata è un po’ sorprendente. Speravo che i piani della Russia sarebbero stati un po’ meno massicci in termini di scala, diciamo più modesti - pensavo che sarebbe stato qualcosa di simile a quello che abbiamo vissuto nel 2014 nella mia città natale, dove tutti gli sviluppi erano ciò che descriverei come due passi avanti, un passo indietro: avremmo ripreso un po’ di territorio, ma non tutto quello che avevamo perso, in modo che tutti possano sentirsi un po’ vittoriosi, e poi si ferma, almeno la parte più folle, per anni. Ma purtroppo sembra che le mie ingenue speranze si stiano rivelando sbagliate a questo punto. Non è del tutto chiaro quale sia l’obiettivo della parta che sta attaccando, quale sia il loro scopo e cosa stiano cercando di ottenere. Perché la scala dell’invasione è massiccia, e la devastazione non paragonabile con ciò che abbiamo visto finora in Ucraina in questo secolo.

In che modo l’esperienza della guerra sta plasmando il tuo modo di pensare all’anarchismo e al cambiamento sociale, e a quello che dovremmo fare?

Sono piacevolmente sorpreso dalla reazione di molti anarchici e molte anarchiche. Hanno trovato molto rapidamente ed efficacemente il loro posto in questa guerra; stanno facendo cose, cooperando e organizzando e resistendo all’invasione imperialista. Non c’erano così tante persone di sinistra che combattevano le guerre iniziate nel 2014. Allora sembrava che molte persone sentissero che quello era un sacrificio che dovevamo fare per la pace - mi riferisco ai territori persi dall’Ucraina - che non valeva la pena versare il sangue di nessuno per quelli. C’era questa accettazione su larga scala (insoddisfatta, naturalmente) di quelle perdite. Ma con questo nuovo sviluppo, voglio dire la guerra che ha otto giorni, molte persone hanno capito che era ingenuo pensare di poter saziare questo drago. Avrà sempre più fame finché è vivo, quindi è ora di mostrare un po’ di resistenza.

Per quanto riguarda i miei pensieri sull’anarchismo… il modo in cui il governo ucraino ha agito durante questa situazione, ha chiamato praticamente tutti alle armi. Allo stesso tempo, non ho mai visto in tutta la mia vita livelli così massicci di organizzazione dal basso e persone che fanno cose l’una per l’altra, cooperando in numerosi modi gratuitamente. È piuttosto impressionante, e dimostra che l’anarchismo ha davvero un enorme potenziale, perché abbiamo visto come vanno le cose senza l’anarchismo e senza l’impegno delle persone alla causa e senza l’interesse delle persone a fare tutto il possibile per vincere una guerra, lo abbiamo visto nel 2014. La Crimea è stata persa senza un solo colpo, poi Lugansk, la mia città natale, è stata persa anche senza questa lotta massiccia e impegnata. Non voglio sminuire quello che i militari hanno fatto lì, ovviamente, ma naturalmente non è niente di paragonabile alla lotta che stiamo facendo ora, credo. Quindi questo mi fa pensare che anche in un paese in cui idee come l’anarchia, l’antiautoritarismo e le cose di sinistra in generale sono state così contrastate e marginalizzate e quasi cancellate - anche qui, c’è ancora così tanto potenziale e così tanta azione da parte della gente per combattere quello che è presumibilmente uno degli eserciti più forti del mondo.

Quindi mi dà davvero molta speranza in generale sulle idee che sostenevo e continuo a sostenere.

Puoi dirci qualcosa di più su alcuni di questi modi in cui la società si sta mobilitando dal basso?

Beh, è tutto su internet in questo momento. Vediamo come le persone si offrono volontarie per ogni sorta di cose; alcune persone si accompagnano l’un l’altra, si aiutano nelle attività ricreative, si danno da mangiare l’una con l’altra, si prendono cura degli animali domestici abbandonati, aiutano con le forniture mediche, ci sono alcune imprese - non voglio lodare le imprese, ma anche alcune imprese si stanno facendo avanti, aiutando le persone con la logistica, il cibo, le medicine, tutto l’essenziale di cui le persone hanno bisogno, specialmente in tempi come questo, quando la società normale si sfalda e si riorganizza e non puoi davvero contare su nulla; non sai se i servizi su cui conti normalmente funzioneranno o saranno lì per te. Qua e là, la gente si sta facendo avanti in tutto il paese. Internet gioca un ruolo enorme in questo, e anche la pura disperazione e l’orrore della guerra in generale. Quando sei intrappolato da qualche parte e fa davvero schifo, vorrai sicuramente fare tutto quello che puoi, con chiunque tu possa, per alleviare le sofferenze tue e di chi ti circonda, e per aiutare a porre fine alla catastrofe il più presto possibile.

Così vedo un sacco di esempi, per quanto riguarda il cibo, l’assistenza sanitaria, e dare alla gente un posto dove dormire - io, per esempio, sto dormendo a casa di uno sconosciuto in una città in cui non sono mai stato prima, già da diversi giorni, con un sacco di cose di cui altrimenti avrei dovuto fare a meno. È tutto molto stimolante. Quindi sì, penso che le persone si stiano facendo avanti su tutti i fronti, con tutti i tipi di richieste e lotte che altri stanno vivendo. È stimolante.

Abbiamo sentito che a questo punto, più di un milione di persone sono fuggite dall’Ucraina da quando è iniziata l’invasione. Può parlarci della situazione al confine? Cosa ti aspetti quando arriverai lì?

Non sono ancora sicuro se mi sarà permesso di partire. Nonostante il fatto che io sia diabetico, i miei documenti militari dicono che sono ancora idoneo a servire in tempo di guerra, e questa è esattamente la situazione in cui ci troviamo in questo momento. Quindi penso che potrei dover rimanere, a meno che non mi interessi infrangere la legge. Ma indipendentemente dal fatto che io possa partire, la situazione alle frontiere è sicuramente impegnativa per tuttx coloro che vi arrivano. Sono a conoscenza di file al confine lunghe diverse decine di chilometri, file di persone che cercano di passare; alcune persone passano giorni cercando di entrare in Polonia.

Una cosa che è importante menzionare è che le persone non bianche, tutte le persone latine, africane, praticamente chiunque altro, stanno incontrando molte più difficoltà per entrare in Europa rispetto alle persone ucraini bianche.

Ci sono anche notizie che sono state riportate sul fatto che c’è un sacco di gente che cerca di capitalizzare sul traffico di esseri umani; alla gente è stato detto di essere molto sospettosa dei ragazzi che offrono “aiuto” a donne giovani per andare più avanti nella fila, perché secondo quello che ho sentito, anche questa potrebbe essere una trappola. Ci sono un sacco di cose losche. Inoltre, alcune persone cercano di raccogliere mazzette di migliaia di dollari per saltare la fila di attesa e altre cose del genere. Ma d’altra parte, ci sono persone che conosco che stanno facendo ogni sorta di cose: ospitando fino a dieci persone nelle loro case vicino al confine, dandogli da mangiare costantemente, offrendosi volontarie per offrire qualsiasi aiuto possibile a tuttx coloro che cercano di fuggire. Quindi ci sono lati atroci, naturalmente, come in ogni altra crisi, e alcuni lati che ispirano un po’ di speranza. Ma il confine con l’Europa non è certo un posto “tranquillo” in questo momento, ve lo posso assicurare.

Comunque, è lì che sembra che siamo diretti al momento, non appena avremo riparato la nostra auto. In ogni caso, indipendentemente da quello che sta succedendo, sembra ancora una zona che non sarà bombardata presto. Più è vicina all’Europa, più è sicura. Quindi questa è la ragione principale per me di andare sempre più a ovest, finché possiamo.

Cosa vogliono le persone che stai vedendo lì in termini di supporto internazionale o di solidarietà? Cosa pensi che farebbe la differenza o sarebbe efficace?

Beh, dipende molto. Non posso essere certo di dove vadano esattamente i soldi quando li mandi alla maggior parte delle ONG. Ma penso che questa sia probabilmente una buona cosa da fare. La maggior parte della gente ha bisogno di soldi in questo momento, praticamente chiunque sia intrappolato in Ucraina e non può andarsene ne ha bisogno. La Croce Rossa, o qualsiasi gruppo che siete certi non farà mai del male a nessuno, che è lì solo per alleviare e diminuire la sofferenza, non sarebbe uno spreco. La cosa principale di cui ha bisogno chiunque si trovi in guerra è che la guerra finisca; la seconda cosa migliore sono le opportunità di scappare da essa. Dato che, in questo momento, l’Ucraina sta chiudendo le frontiere per gli uomini che non vogliono combattere, qualsiasi modo per aggirare questo - per esempio, medici che falsifichino i documenti di qualcuno per dire che è molto malato e deve andare a un appuntamento a Berlino o Barcellona, o qualsiasi altra cosa - è ancora troppo presto per dire quali cose potrebbero essere utili in questo senso, ma anche queste cose possono essere molto preziose per molte persone.

E il sostegno personale. Non credo che ci siano molte persone che rifiuterebbero qualsiasi aiuto in Ucraina in questo momento. Se conoscete qualcuno che è in Ucraina e avete un dollaro in più, mandateglielo. Penso che troveranno molto difficile rifiutarlo.

Allo stadio attuale, non mi aspetto più niente a livello [geo]politico, sono oltre questo, a questo punto. Chiaramente, qualsiasi cosa gli Stati Uniti abbiano fatto come impero d’oltremare non ha portato a nulla di buono, in ogni caso. Nel 2014, abbiamo semplicemente guardato in silenzio come i nostri territori sono stati annessi senza molta resistenza. E quando gli Stati Uniti hanno iniziato a spaventare tutti e ad avvertire tutti e ad essere più coinvolti, abbiamo avuto una guerra ancora più grande e più sanguinosa. Quindi… non credo che qualsiasi cosa che gli Stati Uniti siano in grado di fare come paese sarebbe molto vantaggiosa per noi. Posso solo immaginare cosa succederebbe se gli Stati Uniti fossero coinvolti sul terreno, per così dire, perché abbiamo visto come è andata a finire in molti altri paesi come l’Afghanistan, il Kurdistan, e così via.

Quindi penso che l’aiuto dovrebbe essere di base, dal popolo al popolo, o per organizzazioni che hanno in mente gli interessi del popolo, non corporazioni o governi o cose del genere. Questo sarebbe l’uso più efficace di tutte le risorse che qualcuno può mettere a disposizione, penso.

C’è qualcos’altro che vorresti che i nostri ascoltatori e le nostre ascoltatrici sapessero su quello che sta succedendo in Ucraina in questo momento?

Non lo so. Penso che ci siano molte voci che vengono fuori dall’Ucraina in questo momento - a differenza della Russia e della mia città natale – per farsi un’idea di quali siano i bisogni qui, quali sono le paure e le speranza. Ascoltare quelle voci e mostrare la propria solidarietà è il meglio che possiamo sperare. Perché man mano che queste guerre continuano, la gente tende a perdere interesse per esse. Finché c’è questo interesse, dovremmo fare del nostro meglio per diffondere la voce su ciò che sta accadendo qui, e coloro che sono disposti ad aiutare non dovrebbero aspettare, perché prima o poi non ci si ricorderà più cos’è l’Ucraina.

È così che va con tutte queste guerre nel mondo. Due settimane sono di solito il tempo che dura l’attenzione, o almeno il momento in cui si raggiunge l’apice prima che diventi un’altra di quelle guerre di cui nessuno si preoccupa.

Grazie per aver parlato con noi!

Di niente. Grazie per aver parlato, sono felice di condividere se qualcuno vuole ascoltare.

“Russia alla tristezza,” gioco di parole con l’espressione “Russia ai russi.” Un adesivo a San Pietroburgo.


I miei giorni in Russia

I miei giorni in Russia sono tesi.

Non fraintendetemi, le bombe non stanno cadendo sulle nostre teste. Eppure stiamo guardando le bombe cadere sulla gente in Ucraina. La mia famiglia ripete quello che viene detto dalla TV russa: “Zelensky sta nascondendo i militari in aree urbane civili, quindi devono bombardarle”. Parlare con le nostre famiglie e con la gente nelle strade è di grande importanza - le persone non credono veramente nella guerra, ma spesso cercano di convincersi che c’è una qualche giustificazione per questa guerra. Non vogliono essere complici di questo incubo. Per questo motivo, una conversazione in cui le persone si sentano tirate in causa e nella quale possano essere ferite nei propri sentimenti - ma in grado di relazionarsi e ascoltare ciò che dici - potrebbe essere molto importante.

La repressione quotidiana è intensa. Chiunque, anche i/le bambinx piccolx, saranno arrestatx per qualsiasi tipo di protesta con un manifesto. In questi giorni, non si può stare in strada e tenere in mano un pezzo di carta, non importa se dice “guerra” o no: si viene arrestatx. A Mosca e San Pietroburgo, la polizia sta pestando la gente. Ma questo non sembra spaventare le persone. Molte persone escono di nuovo, cercano modi per lottare, si organizzano.

A partire da oggi, 4 marzo, protestare contro la guerra o diffondere qualsiasi informazione sulla guerra che non provenga da fonti ufficiali dello Stato russo viene considerato un crimine. Si può essere condannatx fino a 15 anni di carcere per questo. Un giornale ha reagito dicendo che fare il/la giornalista è come lavorare con gli esplosivi: si può sbagliare solo una volta. La procura di Stato ha persino creato unità speciali per colpire il movimento contro la guerra in tutte le regioni del paese.

Tuttavia, per quanto le cose siano difficili, non ci troviamo costrettx a dover affrontare un’aggressione militare. Qui si può scegliere se combatterla o meno. Forse è per questo che la resistenza armata sembra più facile, in qualche modo: non si ha davvero una scelta. Qui in Russia, per resistere alla guerra, ogni persona deve fare un giudizio morale e valutare i rischi. Rimanere inattivx non è davvero un’opzione, specialmente quando questa aggressione è fatta in nostro nome - o almeno, in nome della nostra nazionalità, della nostra presunta identità. Eppure è una scelta che si deve fare. La gente ora in Russia sta affrontando proprio questa scelta.

Sono tornato poco tempo fa, sono stato lontano dalla Russia per molti anni. Prima che me ne andassi, c’era la repressione, ma c’erano modi per organizzare la lotta politica apertamente, per scendere in strada, e non dovevamo preoccuparci troppo degli arresti o delle multe. L’ultradestra era un motivo di preoccupazione in alcuni casi; dovevamo sempre pensare a diversi aspetti dell’autodifesa. Ma nel 2012, non c’era bisogno di dirsi: “Sono un anarchicx. Questo significa che devo essere prontx per il carcere e la tortura.”

Polizia antisommossa russa a bordo di un veicolo rinforzato, mentre si prepara a schierarsi contro manifestanti anti-guerra a San Pietroburgo.

Adesso, le nostre pratiche di autodifesa implicano domande come: “Come possiamo evitare di essere arrestatx per aver fatto un post su Telegram?” Parlando in questi termini, oggi la nostra autodifesa non si basa sulla difesa della nostra visione della cultura, della società, delle relazioni e delle idee, ma sull’evitare la repressione, sul reagire a ciò che fa lo Stato, sul preservare la nostra libertà individuale, sul restare fuori dal carcere. E questo è un grande difetto del nostro movimento in Russia, se lo consideriamo in una prospettiva a lungo termine, perché di fatto non abbiamo nessun punto di appoggio, nessuno può garantirci niente. Non possiamo nemmeno garantirci a vicenda che staremo insieme tenendoci per mano, guardandoci negli occhi e sapendo che qualunque cosa accada, saremo compagnx e continueremo la lotta. Manca la certezza di sentire fiducia e forza tra compagnx, mancano le risorse, le infrastrutture, manca una prospettiva ideologica su come lottare oggi e come portare avanti la lotta nei decenni a venire. Ci manca la convinzione che la cosa migliore che puoi fare per la tua libertà, per la tua felicità, per la tua vita stessa sia lottare. Ci manca la convinzione che se lotti, anche se muori o vai in prigione, ne vale la pena e hai preso la decisione giusta. È questa idea - che la lotta è vita e la vita è lotta - questa visione filosofica, questo sentimento, che può permetterti di riportarti alla ragione e mantenere alto il morale nelle situazioni più difficili.

Compagnx, noi siamo le uniche persone che possono comunicarsi reciprocamente queste convinzioni e queste idee.

Attualmente, nella mia città lontana da Mosca, solo per uscire con manifesti e gridare slogan, dobbiamo prenderci un’intera giornata di riunione per pensare alla nostra strategia, per elaborare tattiche e misurare i rischi rispetto ai guadagni rispetto all’urgenza di fare tutto ciò che possiamo immediatamente. Posso sentire ansia e paura nella voce dei/delle miei/mie compagnx. Questo soffoca l’immaginazione. In questi momenti, possiamo sentire come, se non possiamo immaginarci la nostra vittoria, non possiamo vincere. Ora, facciamo fatica persino a immaginare noi stessi che ci organizziamo e lottiamo.

Questa è la differenza che vedo qui, ora, tornando in Russia dopo qualche tempo all’estero. Questi sono gli sviluppi che hanno avuto luogo qui negli ultimi dieci anni. Ora, ognunx deve considerare cosa siamo prontx a mettere in gioco, sia individualmente che collettivamente.

Ora ci rendiamo conto di come dovremmo lavorare duramente per prepararci e organizzarci durante i tempi tranquilli, non solo nei momenti di urgenza. Perché ora non c’è struttura, non c’è esperienza da trasmettere, ci sono poche persone disposte ad assumersi la responsabilità e a mettersi in gioco perché ne vale la pena. Non c’è organizzazione per fare proposte, solo confusione, paura, rabbia e un senso di impotenza.

Ho notato una cosa, però. Mi chiedo se la noto perché sono anarchico e desidero vederla, o se la vedo perché sta accadendo nella realtà, ma sembra che la gente senta che Putin abbia oltrepassato l’ultima cazzo di linea. Vedono come il loro governo sta negando tutto mentre circolano video che mostrano città ucraine fatte esplodere con razzi e civili fatti a pezzi. È come se avessimo superato una sorta di punto di non ritorno e la gente si stesse svegliando. Tutto è ancora confuso, ma il rumore è troppo assordante e troppo presente per rimanere addormentatx a lungo. La gente sembra svegliarsi ogni giorno di più.

Manifestanti contro la guerra in Russia.

Le questioni riguardanti la vittoria e la sconfitta sono sempre state complicate per noi anarchicx. Ora, se dobbiamo immaginare la sconfitta della Russia, è bene chiedersi cosa significherebbe. Da un lato, le guerre civili di solito non aprono possibilità di liberazione o portano alla rivoluzione sociale - al contrario, di solito, affogano tuttx nel sangue dei partecipanti. Una vittoria puramente militare non sarà mai una vittoria per gli/le anarchicx. Ciò che noi consideriamo una vittoria per gli/le anarchicx richiederà generazioni di sforzi rivoluzionari e di sviluppo nella società, coinvolgendo molti fronti di lotta. L’impegno militare è solo un pezzo del puzzle dell’autodifesa; non è possibile senza un tessuto sociale più ampio e relazioni sociali che forniscano un significato e uno scopo all’autodifesa. D’altra parte, la sconfitta politica e militare dello stato russo e della sua ideologia, qualunque forma possa prendere, potrebbe aprire crepe, linee di rottura, varchi a forme di cambiamento sociale rivoluzionario impensabili per la gente in Russia, la “Prigione delle nazioni”, da circa cent’anni a questa parte.

Per alcune persone in Russia, questa volta è ora o mai più.

A questo proposito, vedo un enorme potenziale nel movimento femminista in Russia. In questo momento, vedo le partecipanti a questo movimento fare il meglio che possono per organizzare e portare la loro prospettiva nelle strade e alla gente. Quando si tratta di presentare una visione dell’autodifesa che riunisca molte forme e significati di lotta in una filosofia concreta, credo che anarchiche e femministe possano fare meglio di chiunque altro. Specialmente quando si parla di lotta armata - e prima o poi, in un modo o nell’altro, succede sempre, perché è una parte dell’autodifesa - dobbiamo ascoltare attentamente le prospettive delle nostre compagne femministe in Russia e in tutto il mondo, riflettendo sul loro contributo e facendo in modo che ci sia spazio per loro per organizzarsi autonomamente. Potremmo beneficiare delle prospettive delle donne e delle persone trans e non binarie che hanno vissuto l’organizzazione e la lotta in Rojava; questo potrebbe darci intuizioni sui processi rivoluzionari che sono difficili da mettere in atto altrimenti.

Nella situazione attuale, è possibile immaginare l’evolversi di due scenari. O vedremo l’ascesa e il rafforzamento di uno Stato autoritario ad un livello che la nostra generazione non ha ancora sperimentato, o gli eventi si svilupperanno verso un domani più libero, con il regime di Putin che crolla e la nostra società che finalmente può lavorare insieme per fare cambiamenti e affrontare gli elementi conservatori di destra che non abbandoneranno il sogno di un mondo russo.

La sola speranza non basterà a rendere quest’ultimo scenario una realtà. Dovremo lavorare duramente per realizzarlo fin d’ora, utilizzando tutte le risorse che rimangono dai decenni passati e ogni modello che le precedenti generazioni di compagnx più anziani ci hanno lasciato.

“Quello è morto. Anche questo morirà.” Guerrilla art ad una fermata del bus in Russia, qualche anno fa.

Per noi, però, c’è una differenza: in mezzo a tanta incertezza e instabilità, ora è il momento di iniziare a pensare al lungo termine, di immaginare dove vogliamo essere tra dieci, quindici o vent’anni. Possiamo contare i passi che dobbiamo fare all’indietro, dal futuro che vogliamo raggiungere alla situazione che affrontiamo ora, per identificare quali passi dobbiamo fare oggi. Naturalmente, ci sono molte cose che non possiamo prevedere in anticipo. Ma questo esercizio consiste soprattutto nell’affrontare la lotta come un impegno che dura tutta la vita, comprendendo la repressione e i governi statali che attualmente la impongono come nemici seri, ma anche come episodi di una lotta storica molto più grande che va avanti da molto tempo, che altri porteranno avanti dopo che noi non ci saremo più. In questo modo di intendere noi stessx, viviamo in questa lotta e nei modi in cui si sviluppa - attraverso l’eredità che lasciamo alle generazioni a venire.

Con l’intensificarsi della repressione in Russia, capire le cose in questo modo potrebbe aiutarci a sopravvivere a ciò che sta arrivando, per essere in grado di resistere nei tempi a venire. Potrebbe anche aiutarci a definire le nostre relazioni con i/le compagnx con cui combattiamo e i/le compagnx che non abbiamo ancora incontrato. E potrebbero essercene moltx in arrivo: questa situazione attraversa tutta la nostra società, cambiando lo scenario.

Questo modo di pensare potrebbe servire a creare cooperazione e solidarietà dove prima non erano possibili, e a collegare noi anarchicx con altre persone con cui potremmo lavorare per creare un mondo migliore. Le persone intorno a noi sono tutto ciò che abbiamo, e dobbiamo capire bene le attuali linee di rottura della nostra società. È tempo di coraggio e persistenza come mai prima d’ora - ed è ora, quando è difficile immaginare cosa succederà la prossima settimana, che dobbiamo agire in modo tale che qualunque cosa succeda nei prossimi mesi e anni, saremo in grado di essere onestx con noi stessx e poterci guardare negli occhi con orgoglio, amore e sorridendo.


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