Scritti sul Muro

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Una nuova raccolta di CrimethInc. in tedesco

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Lavorando con l’editore tedesco [Unrast] ( https://unrast-verlag.de/vorankuendigungen/writings-on-the-wall-detail), i nostri amici di [Black Mosquito] (https://black-mosquito.org/de/) hanno pubblicato una raccolta in tedesco dei nostri scritti dal 2012 al 2020, intitolata [Writings on the Wall] ( https://black-mosquito.org/de/crimethinc-writings-on-the-wall.html) (Scritti sul Muro). Insieme, questi testi offrono una visione dalla prima linea delle lotte da Minneapolis al Kurdistan, esplorando alcuni dei temi di dibattito più pressanti nei movimenti sociali contemporanei - violenza, vendetta, consenso e opinione diffusa, come perseverare di fronte a probabilità apparentemente impossibili, cosa potrebbe significare rivoluzione nel XXI secolo. Nell’introduzione, descriviamo i tempi e le condizioni in cui stavamo scrivendo e cosa le nostre esperienze potrebbero offrire alle lotte future.

La [versione tedesca] ( https://de.crimethinc.com/2020/12/03/the-writing-on-the-wall-neue-crimethinc-textsammlung-auf-deutsch) di questa pagina verrà aggiornata costantemente con informazioni su presentazioni, recensioni e letture del libro, i cui contenuti sono elencati dopo l’introduzione.


Princìpi fondamentali

Nessun Governo possiede un’autorità intrinseca. Nessun contratto, procedura o tradizione ha alcun diritto legittimo su di noi eccezion fatto per ciò che accettiamo volontariamente. Nessuna legge dovrebbe prevalere sulla nostra coscienza. Anziché offrire una qualche versione della difesa di Norimberga per giustificare le nostre decisioni - siano esse religiose, politiche, economiche o legali - dobbiamo assumerci la responsabilità personale dell’impatto che le nostre azioni hanno sul mondo. La Storia non è un processo inesorabile che si svolge secondo leggi ferree. È la congiuntura caotica d’innumerevoli forze, inclusa la nostra stessa azione. La “teoria” non ha valore se non come insieme d’ipotesi che continuamente testiamo e perfezioniamo durante i nostri sforzi per prender parte agli eventi. L’analisi rivoluzionaria non deve essere di dominio di una classe sacerdotale che cita Marx nel modo in cui gli ideologi precedenti hanno citato la Bibbia. Può appartenere solo a coloro che imparano a conoscere il mondo nel tentativo di cambiarlo.

Quando agiamo, agiamo senza garanzie. Non possiamo essere certi del risultato in anticipo; la fine di questa storia deve ancora essere scritta. Rischiamo tutto perché sappiamo che la morte è inevitabile, ma vivere - per raggiungere il pieno dispiegamento del nostro potenziale collettivo nonostante un ordine sociale che ci isola e ci stordisce -, vivere è la cosa più rara di tutte.

Questo è ciò che intendiamo quando diciamo di essere anarchici.


Crediamo che lavorare con altre persone in modo paritario sia più nobile che come autorità cui obbedire o come soggetti da governare. Che non ci sia nessuno sopra di noi e nessuno sotto. Crediamo che tutti possano trarre vantaggio dall’abolizione delle gerarchie, anche coloro che apparentemente ne traggono beneficio, poiché alienandoci gli uni dagli altri e da ciò che è più bello in noi stessi, svuotano di significato le nostre vite. Per noi, anarchia non è il progetto di un possibile mondo futuro ma è la necessità di prendere immediatamente parte ai conflitti che stanno verificandosi oggi, con l’obiettivo di disabilitare i meccanismi che impongono disparità cercando di promuovere autodeterminazione e solidarietà ovunque possono mettere radici.

Nella nostra esperienza, i movimenti popolari ingovernabili che fanno affidamento sull’azione diretta sono molto più efficienti ed efficaci delle campagne legalistiche dall’alto verso il basso che si prefiggono di vincere con le riforme. Se ci limitiamo a presentare petizioni ai nostri governanti affinché vi sia un cambiamento, ci saranno sempre firmatari avversi che potranno corromperli più efficacemente di noi. Solo quando dimostreremo di essere in grado di realizzare i cambiamenti che vogliamo direttamente, i politici ci correranno dietro offrendoci le concessioni che temono potremmo prendere con la forza. Naturalmente, se saremo noi stessi ad apportare i cambiamenti che desideriamo vedere, non avremo più bisogno di governanti.

Ciò è stato confermato ancora una volta poco prima che questo libro andasse in stampa, quando i ribelli hanno bruciato il Terzo Distretto della Polizia di Minneapolis in risposta all’omicidio di George Floyd. Fino a quando la gente non ha visto i rivoltosi sconfiggere la Polizia con la forza, era impensabile che il discorso politico mainstream statunitense potesse mai prendere in considerazione la proposta di abolire la Polizia. In seguito, l’argomentazione dell’abolizione si è diffusa ovunque, costringendo i Liberali a cercare di indebolire il movimento contro la Polizia indebolendolo dall’interno.

Il nostro più grande ostacolo è che non conosciamo la nostra forza.


I tempi in cui abbiamo scritto, i tempi che verranno

Questo libro è una raccolta dei nostri lavori dal 2012 al 2020.

Il nostro collettivo pubblica dall’inizio degli anni ‘90. Un quarto di secolo fa, quando ci buttammo in questo progetto, l’anarchia si manifestava principalmente come rifiuto del paradiso. Il capitalismo neoliberista e la Democrazia di Stato sembravano aver trionfato in quella che Francis Fukuyama chiamava “la fine della Storia” ma noi - anime volontariamente dannate - abbiamo rifiutato l’utopia offertaci come un miraggio. “Meglio l’autodeterminazione all’Inferno che servire in Paradiso,” abbiamo dichiarato, come il Satana di Milton, rifiutando di venderci sul mercato e guadagnando un’esistenza precaria ai margini.

Fukuyama e i suoi pensavano di aver finito con la Storia, ma la Storia non aveva finito con loro. Come avevamo sostenuto, un sistema globale guidato dall’imperativo di realizzare un profitto può solo impoverire gradualmente la stragrande maggioranza dell’umanità, concentrando il potere nelle mani dei più avidi. Oggi, gli effetti disastrosi del capitalismo neoliberista sono visibili a tutti e sempre più persone stanno adottando le tattiche che abbiamo impiegato decenni a perfezionare.

Negli anni trascorsi, abbiamo sviluppato reti che abbracciano cinque continenti e decine di lingue. Insieme, proviamo a riflettere sulle questioni strategiche che ci troviamo a dover affrontare e confrontiamo le nostre esperienze in diverse lotte e contesti per poter formulare nuove proposte da utilizzare nei movimenti sociali. Come il movimento anarchico globale nel suo insieme, non abbiamo una linea di partito, solo la biodiversità intellettuale del dibattito e la determinazione condivisa di creare un mondo in cui nessun essere umano possa governarne un altro.


L’ultima ondata globale di rivolte è arrivata sulla scia dell’ultima recessione. È iniziata con l’insurrezione greca del dicembre 2008, antesignana della cosiddetta “primavera araba” e dei vari movimenti Occupy. Probabilmente, si è conclusa nel 2014 con i nazionalisti che hanno dirottato le rivolte in Brasile e Ucraina e con la militarizzazione e la sconfitta definitiva del movimento rivoluzionario nella Siria occidentale. Nel nostro libro Dalla democrazia alla libertà, abbiamo analizzato alcuni dei limiti incontrati da questi movimenti come risultato del tentativo di legittimare nuove istituzioni di Governo anziché portare la rivolta fino alla sua conclusione logica.

Per sei anni abbiamo mietuto gli amari frutti di questa sconfitta sotto forma di ondata di reazione mondiale. Proprio come la scomparsa del movimento “no global” all’inizio del secolo ha permesso a nazionalisti come Donald Trump di salire al potere [presentandosi falsamente] ( https://www.anarchistagency.com/commentary/trump-and-the-legacy-of-the-anti-globalization-movement/) come avversari del neoliberismo, il fallimento della [resistenza di Gezi Park] ( https://it.crimethinc.com/2019/11/12/le-radici-del-fascismo-turco-e-la-minaccia-che-rappresenta) ha permesso a Recep Tayyip Erdoğan di stabilire un’autocrazia in Turchia e di invadere il Rojava, e tragedie simili si sono verificate ovunque. Quest’ondata di reazioni ha assunto molte forme, dal consolidamento delle dittature monopartitiche in Russia e Cina alle vittorie elettorali nazionaliste negli Stati Uniti e in Brasile e alla rinascita della politica autoritaria tra le fila della sinistra.

Tuttavia, qualsiasi ogni ordine che non comprenda il tutto dà inevitabilmente luogo alla propria opposizione. Anni di capitalismo nudo e crudo hanno alimentato un’amarezza che deve ancora trovare uno sbocco politico. Laddove una minoranza d’individui ha gravitato intorno al fascismo, un numero maggiore ha perso del tutto la fiducia nella politica elettorale senza trovare un’alternativa. Sta a noi fornire un modello per far vedere cosa possono fare con la loro rabbia.

Una nuova fase di disordini è iniziata alla fine del 2018 con la nascita dei [Gilet Gialli] ( https://crimethinc.com/2018/11/27/the-yellow-vest-movement-in-france-between-ecological-neoliberalism-and-apolitical-movements) in Francia. Inizialmente, questo movimento non era promettente, poiché contrapponeva manifestanti “apolitici,” elementi di estrema destra inclusi, a un Governo centrista neoliberista che stava cercando di far convergere il costo delle sue politiche “ecologiche” sulla classe operaia. Ma nelle settimane successive, anarchici e altri ribelli ricorsero al vandalismo per ritagliarsi uno spazio in cui potesse prendere piede una corrente anticapitalista. Nel corso dell’anno successivo scoppiarono rivolte a Hong Kong, Sudan, Haiti, Ecuador, Cile, Honduras, Libano, Iraq, Catalogna e non solo. Quasi tutte furono innescate da aumenti legati al costo della vita (una tassa sul carburante in Francia ed Ecuador, una su WhatsApp in Libano, un aumento del prezzo del biglietto della metropolitana in Cile), a conferma che la ripresa economica dalla recessione del 2008 aveva fatto poco a vantaggio del popolo. A un livello più profondo, le rivolte sono state guidate da domande sulla legittimità dell’autorità, anche se queste domande hanno assunto forme distorte come le richieste di sovranità nazionale indipendente.

Proprio come l’insurrezione greca del 2008 prefigurava le rivoluzioni scoppiate in Tunisia due anni dopo, abbiamo intuito che i disordini da Hong Kong al Cile presagivano un’altra ondata globale di rivolta. Eppure, negli Stati Uniti, il 2020 si è aperto su un deserto politico. Gli anarchici erano esausti dopo tre anni di lotta in risposta alle efferatezze cui avevano assistito e molti di coloro che si erano uniti a noi nelle piazze all’inizio della presidenza di Trump avevano ripreso a cercare il cambiamento attraverso i canali statali - i Centristi che perseguivano una strategia dannata collaborando con l’FBI per mettere sotto accusa Trump, i Socialisti riprendono la loro altrettanto ingenua campagna per eleggere Bernie Sanders come Presidente.

Quando la pandemia di COVID-19 ha colpito il mondo, tutti questi sforzi sono falliti. Trump ha esacerbato la situazione, cogliendo l’opportunità di trasferire miliardi di dollari alla parte più ricca della società nel bel mezzo della peggiore recessione economica a memoria d’uomo. Milioni di persone negli Stati Uniti, insieme a miliardi in tutto il mondo, hanno trascorso da metà marzo a fine maggio in isolamento, contemplando la propria mortalità e infuriate per la crudeltà dei loro Governanti. Non era mai stato più chiaro di così che le istituzioni del potere sono fondamentalmente distruttive per la vita della gente comune.

Quando è circolato il video che mostrava l’assurdo assassinio di George Floyd per mano della Polizia di Minneapolis, quelli che sono maggiormente vittime di razzismo e povertà hanno riconosciuto che era giunto il momento di agire o non sarebbe più stato possibile. In tutti gli Stati Uniti, hanno eroicamente rischiato la vita in un attacco a tutto tondo nei confronti dei loro oppressori - e milioni di persone folli per la rabbia, appartenenti a tutte le classi sociali e a tutti i background si sono unite accodandosi ai cortei che attraversavano le città, attaccando i poliziotti, bruciando autopattuglie, bloccando le autostrade, e saccheggiare i quartieri dello shopping. Nel mezzo della pandemia, anche i liberali della classe media bianca hanno sentito nel profondo la tragedia della morte di George Floyd. Avendo colpito persone di ogni estrazione sociale, il virus aveva sospeso alcuni dei meccanismi che normalmente impediscono ai privilegiati di identificarsi con i più emarginati.

Trump e altri politici si sono detti scioccati per i disordini successivi all’omicidio di George Floyd, sostenendo che erano stati coordinati dagli anarchici. In effetti, la classe dirigente ha fatto parecchio per provocare le rivolte, più di quanto non abbiamo mai fatto noi. Sono state le politiche dello Stato stesso a diffondere l’intelligenza collettiva alla guida della rivolta - contrassegnando Polizia, banche e società come obiettivi legittimi e rendendo facile per chiunque capire perché avesse senso colpirle. Il sostegno esplicito di Trump ai suprematisti bianchi, le sue politiche xenofobe sui confini, i suoi sforzi per sopprimere l’accesso all’assistenza sanitaria, le sue decisioni per accelerare il riscaldamento globale e il suo rifiuto di fornire qualsiasi tipo di sostegno a chi è minacciato dalla disoccupazione e dal COVID-19, hanno mostrato a chiunque che tutti noi stiamo lottando per la vita o la morte, non solo coloro che vengono regolarmente assassinati dalla Polizia.

Forse, dopotutto, l’ora più buia annuncia l’alba.


Mentre questo libro va in stampa, negli Stati Uniti, speriamo di aver già superato l’apice dell’ondata di reazione globale che ha portato Trump al potere. Ma le lotte del futuro continueranno a essere su tre lati, contrapponendo movimenti sociali autonomi sia ai centristi neoliberisti che cercano di ristabilire lo “Stato di diritto imparziale,” sia ai nazionalisti di estrema destra che mirano a superare la fase di declino del capitalismo ridefinendo di chi sono gli interessi cui lo Stato dovrebbe servire. Entrambe le parti stanno avanzando proposte su come preservare il capitalismo e lo Stato; differiscono solo sul modo in cui violenza e sofferenza dovrebbero essere distribuite. Tuttavia, non dobbiamo commettere l’errore di preparare delle strategie come se si trattasse di un conflitto binario. Ciascuno di questi avversari trarrebbe beneficio dal fatto che ci concentriamo solo sull’eliminazione dell’altro, consentendo loro di concentrarsi sulla nostra eliminazione. Dobbiamo combattere in modi che mostrino ciò che centristi e nazionalisti hanno in comune e che mostrino ciò che definisce le nostre proposte per il futuro.

Negli ultimi due anni, la ricerca dell’autonomia è stata al centro di molte delle lotte, anche se sotto la forma distorta di una richiesta di sovranità nazionale indipendente. Il Kashmir cerca l’indipendenza dall’India; Hong Kong cerca l’autonomia dalla Cina; la Catalogna dalla Spagna; il Rojava dalla Siria, e il mondo intero - Turchia, Siria, Stati Uniti, Russia e Nazioni Unite - cospira per schiacciarlo. L’indipendenza nazionale - che riproduce le gerarchie interne delle nazioni imperialiste su scala minore - non è la soluzione a questi conflitti. I conflitti tra le nazioni sono di dominio dello Stato, a prescindere dal fatto che le nazioni in questione abbiano ricevuto o meno un riconoscimento formale dalle Nazioni Unite. Quando si parla di autonomia, non si parla di separazione da altri ma di stabilire relazioni orizzontali di mutuo soccorso e difesa collettiva sufficientemente forti e di ampia portata in grado di scoraggiare gli attacchi.

Allo stesso modo, con l’intensificarsi dei conflitti della nostra epoca, saremo tentati di ricorrere alla militarizzazione dei nostri movimenti ma tale tentativo rappresenta un vicolo cieco per la stessa ragione per cui lo è la ricerca dell’indipendenza nazionale. A breve termine, la leadership nei conflitti militari andrà a chi potrà accedere al maggior numero di armi, come abbiamo visto nella rivoluzione siriana; a lungo termine, l’esito di tali conflitti sarà determinato da chi ha la forza aerea più grande, come abbiamo visto nella successiva guerra civile siriana. “La forza dell’insurrezione è sociale, non militare,” come scritto gli insurrezionalisti italiani. Il nostro obiettivo non dovrebbe essere di competere con lo Stato sul proprio territorio l’àmbito della conquista militare ma di identificare tutti i bisogni e i desideri che lo Stato non può soddisfare - un numero enorme, oggi, quando i Governi possono fare ben poco per alleviare l’impatto del capitalismo – e prenderli come punto di partenza per rivolte popolari contagiose che possano rendere tutti noi impossibili da governare.

Se vogliamo la rivoluzione invece della guerra, dobbiamo organizzarci su entrambi i lati di ogni confine. Questo vale per ogni altra forma identitaria oltre alla cittadinanza nazionale. Dobbiamo cercare di diffondere la resistenza al dominio attraverso tutti i confini - nazionali, etnici, religiosi - trascendendo tutte le forme d’identità costituita. L’unica cosa che potrebbe garantire la libertà del popolo curdo in Rojava sarebbe una rivoluzione in Turchia; l’unica cosa che potrebbe garantire la libertà degli abitanti di Hong Kong sarebbe una rivoluzione in Cina; l’unica cosa che potrebbe garantire la libertà delle persone in Siria e del resto dei Paesi Baltici sarebbe una rivoluzione in Russia; l’unica cosa che potrebbe garantire la libertà delle persone in Messico e Honduras, e probabilmente anche in Cile, sarebbe una rivoluzione negli Stati Uniti, proprio come l’unica cosa che potrebbe garantire la sicurezza dei neri in uno qualsiasi di quei Paesi sarebbe l’abolizione di tutte le diverse forze di Polizia che mantengono i privilegi noti come “whiteness.” Dobbiamo intensificare i nostri sforzi per costruire collegamenti attraverso tutti questi divari insieme ai nostri sforzi per costruire la capacità di autodifesa collettiva, interpretando questi due progetti come una cosa sola.

Lo Stato eccelle nel concentrare, inglobare, subordinare e dividere. Per avere una possibilità contro di lui, dobbiamo agire come un’idra: disperdendoci, riproducendoci, connettendoci e moltiplicandoci.

Questo libro contiene le nostre riflessioni sulle lotte cui abbiamo preso parte negli ultimi dieci anni: i nostri sforzi per imparare dai nostri successi e dai nostri fallimenti, per identificare il vero problema alla radice di ogni situazione, per sfruttare al massimo il nostro enorme potenziale alle nostre condizioni. Possa aiutarvi nei vostri sforzi per fare lo stesso.

Come scrissero alcuni di noi all’inizio del secolo, quando il mondo era giovane, la migliore ragione per essere un rivoluzionario è che è semplicemente un modo migliore di vivere.


Di seguito, suddivisi per argomento, i retroscena dei vari contenuti del libro.


-Anarchia-

Abbiamo pubblicato Per cambiare tutto all’inizio del 2015 in collaborazione con collettivi nei cinque continenti. L’idea era di offrire un’introduzione accessibile alle idee anarchiche.

In totale, sono circolate circa 250.000 copie cartacee di Per cambiare tutto, stampate in oltre 30 lingue. Abbiamo aiutato gli editori in Brasile, Argentina, Romania e Slovenia a finanziare le loro stampe. Versioni in arabo e farsi sono state distribuite lungo la rotta balcanica durante la cosiddetta “crisi dei migranti” del 2015; abbiamo anche organizzato gruppi di sostegno per i prigionieri affinché venissero inviate migliaia di copie ai detenuti statunitensi. Per quanto ne sappiamo, sembra che questo sia l’unico testo anarchico stampato in maltese.

—Movimento rivoluzionario—

Questa selezione di testi concentra molte delle nostre conclusioni sulla strategia e sull’etica del movimento, accumulatesi in un periodo che ha visto il cambiamento radicale delle forme di protesta negli Stati Uniti.

Abbiamo pubblicato “The Illegitimacy of Violence, the Violence of Legitimacy” (L’illegittimità della violenza, la violenza della legittimità) nel marzo 2012, durante la fase calante di Occupy, in risposta a liberali come Chris Hedges che avevano attaccato alcuni partecipanti per aver nascosto la propria identità per difendersi dagli attacchi della Polizia. Quando, a maggio, le autorità hanno rilasciato dichiarazioni ai media per spiegare quali fossero stati gli sforzi dell’FBI per intrappolare gli attivisti a Cleveland e Chicago, la retorica di Hedges è letteralmente riapparsa nelle loro parole. Le lunghe pene detentive successivamente scontate dagli attivisti hanno mostrano quanto sia stato utile Hedges negli sforzi del Governo degli Stati Uniti per reprimere il movimento.

In occasione del primo anniversario dall’inizio di Occupy, abbiamo costretto Hedges a discutere con un membro del nostro collettivo di fronte a mille persone a New York. Ci siamo organizzati per trasmettere il dibattito simultaneamente durante le proiezioni in diretta in tutto il Paese. Ciò ha dimostrato che la prospettiva che Hedges stava cercando di delegittimare era troppo potente per essere messa a tacere. Solo due anni dopo, la rivolta di Ferguson ha confermato che avevamo ragione a sostenere che per essere efficaci, i movimenti futuri avrebbero dovuto essere conflittuali e comportare l’anonimato. Questa volta, molte persone hanno capito perché i manifestanti indossavano delle maschere e combattevano contro la Polizia.

Breaking with Consensus Reality” (Rompere con la realtà del consenso) è apparso poche settimane dopo “L’illegittimità della violenza.” Fu il primo capitolo di Terror Incognita, una riflessione sulle dinamiche del desiderio insurrezionale, sulle forze che possono renderlo contagioso o impedirne la diffusione. Alla fine del 2013, abbiamo pubblicato “Dopo lo zenit,” una serie di articoli in cui offriamo una riflessione su ciò che gli anarchici possono realizzare durante la fase calante dei movimenti sociali, partendo dalla premessa che, man mano che i movimenti tendono a esplodere, trascorrono la maggior parte del loro tempo in declino. Qui è incluso solo il testo introduttivo. La serie originale includeva casi di studio del movimento Occupy a Oakland, il movimento studentesco a [Montréal] ( https://crimethinc.com/2013/09/12/after-the-crest-part-iv-montreal-peaks-and-precipices) e la serie di scioperi, occupazioni e rivolte che travolsero Barcellona tra il 2010 e il 2012.

I disordini contro la Polizia e la supremazia bianca esplosi sulla scena mondiale con la rivolta di Ferguson nell’agosto 2014 cambiarono l’atmosfera negli Stati Uniti e il modo in cui la gente pensava ai movimenti di protesta. Abbiamo pubblicato “Perché non facciamo richieste” nella primavera del 2015, subito dopo la rivolta di Baltimorain risposta all’omicidio di Freddie Gray, probabilmente l’apice delle rivolte contro la Polizia fino al maggio 2020.

Non esiste una cosa come il Governo rivoluzionario” e “Contro la logica della ghigliottina” sono apparsi nel 2018 e nel 2019, nel pieno dell’era reazionaria di Trump, quando alcuni esponenti della sinistra autoritaria avevano cercato di imitare il successo dell’estrema destra nell’impiegare il populismo per acquisire energia.

We Fight Because We Like It” (Combattiamo perché ci piace) è apparso in un momento cupo all’inizio del 2018, quando l’era Trump era appena iniziata e molti dei nostri compagni stavano ancora affrontando l’ipotesi di trascorrere decenni in prigione dopo aver manifestato il giorno in cui si insediò e non era ancora chiaro quanto male sarebbe potuta andare.

—Scaramucce—

Music as a Weapon” (La musica come arma) è una nostra riflessione su decenni di sperimentazione nel collegare il punk underground con il movimento anarchico internazionale. La prima comparsa di questo testo risale al 2009, quando comparve sul numero primaverile della nostra rivista semestrale Rolling Thunder. Questa versione leggermente rivisitata è apparsa sul nostro sito Web alla fine del 2018, quando finalmente abbiamo deciso di digitalizzare a malincuore tutta la musica pubblicata con etichetta discografica CrimethInc. dagli anni Novanta ai primi anni del XXI secolo.

“[Il clima sta cambiando] ( https://it.crimethinc.com/2009/12/10/il-clima-sta-cambiando-false-soluzioni-ai-cambiamenti-climatici-globali)” è apparso per la prima volta nel dicembre 2009 durante le manifestazioni che si tennero a Copenaghen per la conferenza delle Nazioni Unite “COP-15” sui cambiamenti climatici. L’abbiamo incluso nel nostro libro sul capitalismo, Work (Lavoro), disponibile anche in tedesco. La versione in questa raccolta è una traduzione riveduta non pubblicata prima.

“Accounting for Ourselves( https://crimethinc.com/2013/04/17/accounting-for-ourselves-breaking-the-impasse-around-assault-and-abuse-in-anarchist-scenes)” (Contare su stessi) è apparso nel 2013. Rappresenta un altro aspetto delle stesse conversazioni sul consenso e la responsabilità che hanno prodotto “Breaking with Consensus Reality” (Rompere con la realtà del consenso).

“Cosa ci vuole per impedire che la Polizia uccida( https://it.crimethinc.com/2020/05/31/cosa-ci-vuole-per-impedire-che-la-polizia-uccida)” è apparso l’ultimo giorno di maggio 2020, quando la rivolta in risposta all’omicidio di George Floyd stava iniziando a diffondersi nel Paese. Una versione zine del testo è stata ampiamente distribuita nelle varie occupazioni e zone libere dalla Polizia del giugno 2020.

—Resoconti—

Abbiamo pubblicato “From Germany to Bakur” (Dalla Germania a Bakur) alla fine del 2015, in un momento di tensione nella lotta in Rojava e in Turchia contro lo Stato Islamico e l’autocrazia di Recep Tayyip Erdoğan. Tragicamente, nel 2019, siamo stati costretti a pubblicare “Remembering Xelîl” (Ricordando Xelîl), per commemorare uno dei collaboratori alla redazione di From Germany to Bakur, ucciso nel corso di quella lotta.

Sopravvivere al virus” e il successivo “E dopo il virus?” sono apparsi nel marzo e nell’aprile 2020, in risposta all’arrivo del COVID-19 e alla quarantena imposta dallo Stato. Temevamo che il panico provocato dalla pandemia avrebbe spinto le persone ad abbracciare una politica autoritaria, immaginando che un forte controllo dall’alto verso il basso fosse l’unico modo per evitare vittime di massa. Invece, i Governi statali dalla Cina agli Stati Uniti hanno risposto in modo raffazzonato alla pandemia, mentre reti di base sono state create in tutto il mondo per organizzare progetti di mutuo soccorso secondo princìpi anarchici. Con nostra sorpresa, “Sopravvivere al virus” ha raggiunto centinaia di migliaia di persone in sedici lingue diverse. Apparentemente, la gente desiderava un’alternativa anarchica.

Infine, “L’assedio del Terzo Distretto di Minneapolis” offre un’analisi dei partecipanti dello storico attacco al Distretto di Polizia nel maggio 2020. L’abbiamo pubblicato all’inizio di giugno all’apice del movimento in risposta agli omicidi di George Floyd, Breonna Taylor e innumerevoli altre persone nere. Rappresenta una correzione necessaria alle successive mistificazioni liberali del movimento che cercano di nascondere come le tattiche multietniche, decentralizzate e di confronto fossero elementi essenziali nelle sue vittorie più importanti.

Possiamo combattere la Polizia e vincere. Possiamo organizzare i nostri mezzi di sopravvivenza e affrontare lo Stato. Insieme, possiamo usare il nostro enorme potenziale inutilizzato e creare le vite che meritiamo di vivere. Non dimenticatelo mai.

” Diventa ingovernabile,” uno stencil incluso nel libro.

**Scritti sul muro, 2012-2020

**Prefazione: Princìpi fondamentali

**Introduzione: I tempi in cui abbiamo scritto, i tempi che verranno

-Anarchia—

Per cambiare tutto

—Movimento rivoluzionario—

Non esiste una cosa come il Governo rivoluzionario

Perché non facciamo richieste

L’illegittimità della violenza, la violenza della legittimità

Contro la logica della ghigliottina

Rompere con la realtà del consenso

Dopo lo zenit: cosa fare quando si sono calmate le acque

Combattiamo perché ci piace

—Scaramucce—

Cosa ci vuole per impedire che la Polizia uccida

Contare su noi stessi

Il clima sta cambiando: false soluzioni ai cambiamenti climatici globali

La musica come arma: la controversa simbiosi tra punk e anarchia

—Resoconti—

Dalla Germania a Bakur

Ricordando Xelîl

Sopravvivere al virus… E dopo il virus?

L’assedio del Terzo Distretto di Minneapolis